Una testimonianza, finora passata in secondo piano, potrebbe determinare il ruolo di Massimo Bossetti nella sparizione di Yara Gambirasio, avvenuta tra il tardo pomeriggio e la serata del 26 novembre 2010. Infatti, una donna afferma di aver udito delle voci provenienti da un furgone bianco, una di queste diceva: “.. Ami”. La denuncia è stata effettuata dalla teste al primo sospetto, eppure gli inquirenti cercano ancora il modo di allacciare questa segnalazione alla presenza di Bossetti nella cittadina, quella sera.
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Infatti, l’unico modo capace di collegare i due fatti è l’ipotesi che il presunto assassino di Yara abbia usato il furgone del fratello, che infatti è bianco. Quello usato da Bossetti quella notte però è verde, come notato dal video delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso l’uomo scendere dal veicolo per passeggiare nell’isolato dove abita la famiglia Gambirasio. La domanda però sorge spontanea: come avrebbe potuto Bossetti fare uso di entrambi i veicoli rispettando la tempistica finora indicata e senza l’aiuto di alcun complice?
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La testimonianza a cui ora si fa riferimento potrebbe dunque scagionare Massimo Bossetti dall’accusa di omicidio della ginnasta. Il caso comunque resta intricato e non basterà certo questo dettaglio, unito a non più di una supposizione, a scagionare l’uomo. Del resto, le sue tracce di dna trovate sul cadavere di Yara ne provano già il coinvolgimento, eppure Bossetti afferma di avere una spiegazione plausibile anche per quell’elemento: qualcuno potrebbe aver usato i suoi attrezzi da lavoro per finire la ragazza. Le indagini continuano sulla stessa pista, continuate a seguire gli aggiornamenti sul caso con VNews24.