Caso Ruby, è guerra tra giornali: processo mediatico al via

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Il Tribunale ha deciso: Berlusconi non ha commesso alcun reato. Il filone d’ inchiesta legato allo spinoso caso ribattezzato dai profani “Ruby rubacuori” si è concluso con l’ assoluzione del Cavaliere, con buona pace di chi lo voleva dietro le sbarre e fuori dai palazzi di potere. O forse no. Nonostante la politica e la legge ordinaria abbiano già archiviato, seppure in parte, questa annosa vicenda, le grandi firme del giornalismo italiano non riescono a darsi pace. E’ notorio che i principali quotidiani d’ informazione tricolore siano politicamente schierati. Se Silvio Berlusconi può vantare l’ appoggio di Libero o Il Giornale (solo per citare i più famosi giornali pro-Cavaliere), si possono contare sulla punta delle dita anche i nemici su carta stampata del leader di Forza Italia, capitanati da Marco Travaglio, “penna” famosa de Il Fatto Quotidiano e braccio destro della nemesi numero uno del “Cav”, ovvero Michele Santoro.

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La vicenda Ruby ha alzato la temperatura non solo per le procaci fattezze della ragazza (diventata famosa proprio grazie a questo caso: è la dura legge dello showbiz) ma anche, e soprattutto, per i pesanti risvolti politico-istituzionali legati alla figura di Silvio Berlusconi. Grandi firme del giornalismo italiano cosiddetto “di destra” – Sallusti, Belpietro, Ferrara – hanno, sin dall’ inizio del processo, gridato al complotto. “La magistratura è rossa!”, è stata l’ accusa più pesante mossa dai reporter ai PM che si sono occupati dell’ inchiesta. Ora che il leader di FI è stato assolto, al giubilo dei suoi “fan” si è subito aggiunta la polemica. “Questo processo non doveva nemmeno iniziare“, scrive Maurizio Belpietro firmando l’ editoriale su Libero del 19 luglio. In merito alla questione Ruby, il direttore de Il Giornale continua ad esprimere la sua opinione, “punzecchiando” i rivali giornalisti. “Per i colleghi inaciditi da anni di militanza giustizialista a senso unico, essere prosciolti equivale ad essere dichiarati colpevoli”, tuona Belpietro, riferendosi a tutte quelle firme del nostro giornalismo che, improvvisamente, si sono ritrovati a recitare la parte dei “complottisti”, puntando il dito – neanche a farlo apposta! – contro quella Magistratura osannata sino al giorno prima.

Ogni riferimento, ovviamente, non è casuale, anzi. Ha un nome ed un cognome: Marco Travaglio. Il noto giornalista ed opinionista televisivo – per alcuni, la vera anima dello show di Michele Santoro – non ha resistito e non ha saputo tacere tutto il suo disappunto per il “lieto fine” del caso Ruby. “Solo un Paese irrimediabilmente ipocrita, o disinformato, o mitridatizzato può meravigliarsi per un verdetto fra i più scontati della storia”, scriveva Travaglio quando le cose, per Silvio Berlusconi, non parevano mettersi bene. Oggi, però, la musica è cambiata per B. – Travaglio e tutto il team de Il Fatto Quotidiano amano chiamare l’ ex Premier solo con l’ iniziale del suo cognome puntata – e Travaglio si affretta quindi a “condannare” la Legge Severino, che ne avrebbe permesso l’ immediata assoluzione. Gli epiteti coloriti nei confronti del Cavaliere da parte dei giornali “di sinistra” sono esplosi come i funghi dopo una giornata di pioggia. Uno dei più forti fu coniato da Gad Lerner, altro acerrimo nemico di Berlusconi, che descrisse il “Papi” di Ruby come un “Evasore fiscale e puttaniere”.

Non è stata da meno nemmeno Lucia Annunziata che ha firmato, in merito alla vicenda Ruby, un editoriale “all’ arsenico” sul noto magazine The Huffington Post. “La parte che mi fa più pena di questa sentenza (sì, ho detto pena) è l’ assoluzione dal reato di concussione. Fatemi capire: un Premier può telefonare in Questura e fare pressione sui dirigenti dello Stato, sui dipendenti da cui dipende il rispetto della legge, e questo gesto non è pressione, è una legittima iniziativa?”, ha dichiarato l’ Annunziata, nota per i suoi dibattiti televisivi “al vetriolo” tenuti con il “papà” di Forza Italia. Un chiaro esempio di capacità (ridotta) di incassare la sconfitta. Esistono, però, altri modi di mandar giù il rospo: fare finta che non sia successo niente. E’ quello che ha fatto la giornalista Bianca Berlinguer, figlia del noto e compianto politico Enrico. La direttrice del TG3 si è limitata a dare poco risalto alla notizia, relegandola a metà telegiornale. Una piccola rivincita sul Cavaliere e sulla pseudo 17enne Ruby che – diciamolo – di pubblicità ne ha avuta sin troppa.

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