Il Libano concede l’estradizione. Dell’Utri torna in Italia

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Marcello Dell’Utri sarà in Italia prossima settimana. Lo afferma  Ahmad Al Ayubi, portavoce del ministero della Giustizia di Beirut, il quale ha precisato che il decreto di estradizione, già approvato dal ministro della Giustizia Ashraf Rifi, ha ottenuto il via libera del consiglio dei Ministri senza dibattito in quanto atto amministrativo

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La decisione dell’esecutivo rende esecutiva le linea espressa  procuratore generale di cassazione, Samir Hammud. Lunedì, ha chiarito ancora il portavoce del ministero della Giustizia libanese, inizieranno le procedure che consistono nella firma del primo ministro Tamman Salam e del presidente della repubblica Michel Soleiman. Quindi, già dalla prossima settimana, Dell’Utri potrà tornare in Italia.

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Questa volta la manovre di Dell’Utri per rinviare l’espiazione della pena non sono riuscite e, presto dovrà fare i conti con la giustizia italiana. Il suo comportamento rende difficile che possa godere dello stesso trattamento del suo sodale Berlusconi ossia essere affidato ai servizi sociali, ma si dovrà vedere cosa hanno in serbo i giudici per lui considerata la sua non più verde età. Il difensore di Dell’Utri, l’avvocato Akram Azoury, ha annunciato, comunque,  un’ultima mossa per cercare di sottrarre il suo cliente al suo destino: “Procederemo con un appello amministrativo”. In ogni caso questa circostanza non impedirebbe il rimpatrio in manette di Dell’Utri, il rientro, spiegano fonti libanesi al quotidiano La Stampa, è previsto per giovedì.

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Dell’Utri è stato arrestato il 12 aprile scorso e il 9 maggio 2014 è stato definitivamente condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Nella sentenza la suprema Corte ha affermato che “Per diciotto anni, dal 1974 al 1992, Marcello Dell’Utri è stato garante dell’accordo tra Berlusconi e Cosa nostra”, aveva sostenuto il pg Galasso davanti alla Corte. “In quel lasso di tempo”, aveva osservato il pg, “siamo in presenza di un reato permanente”. Una sentenza gravissima poiché diventa verità giudiziaria un grande sospetto che l’avventura politica di Berlusconi sia stata, almeno all’inizio, fortemente legata ad ambienti mafiosi.