I vescovi hanno votato ed approvato questo pomeriggio il documento finale del Sinodo sulla famiglia voluto da Papa Francesco. Un’assemblea che ha lavorato nella più completa libertà di espressione, arrivando a confrontarsi sui vari problemi senza avere preconcetti o percorsi precostituiti.
LA CONTA – I vescovi ed i vari membri del Sinodo si sono espressi su ciascuno dei paragrafi che costituivano il testo, attraverso un voto elettronico in cui si poteva scegliere “placet” o “non placet”. Per approvare il testo era necessaria la maggioranza dei due terzi dell’assemblea. I punti più dibattuti sono stati quelli relativi alla possibilità di cambiare la disciplina relativa all’ammissione ai sacramenti dei divorziati che si sono risposati, insieme al testo sui gay che ha ottenuto 118 voti favorevoli contro 62 contrari.
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LA DECISIONE DEL PAPA – Papa Francesco ha deciso di pubblicare il testo completo e riferire ai giornalisti i voti per ogni singolo paragrafo. Ha ottenuto la maggioranza il punto nel quale si legge: “Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla vita delle comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità”.
SACRAMENTI PER I DIVORZIATI – Una delle questioni più dibattute riguardava il paragrafo sui sacramenti per i divorziati risposati, che ha ottenuto 104 voti favorevoli e 74 contrari: “Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati risposati accedano ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia. Diversi padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’eucaristia e la comunione con la Chiesa e il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari e a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta si casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuati, dato che ‘l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate’ da diversi ‘fattori psichici oppure sociali’ (Catechismo della Chiesa cattolica, 1735)”.
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APERTURA AGLI OMOSESSUALI – Infine, ecco il testo relativo agli omosessuali che ha ottenuto la maggioranza assoluta ma non i due terzi: “Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: ‘Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia’. Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. ‘A loro riguardo di eviterà ogni marchio d’ingiusta discriminazione’ (Congregazione per la dottrina della fede)”.
DECISIONE FINALE NEL 2015 – Sussistono, quindi, dei punti di stallo che non hanno raggiunto la maggioranza e che non possono essere considerati come testi proposti dal Sinodo. Si tratta, comunque, di un testo che necessita ancora di tanto lavoro sul quale si dovranno confrontare le Chiese locali dovranno confrontarsi il prossimo anno.
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