La seconda chance di Amanda Knox: da colpevole a reporter

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Che fine ha fatto “Foxy Knoxy”? Questa domanda sarà balenata, almeno una volta, nella mente di chiunque abbia seguito, con interesse talvolta morboso, uno dei casi più choccanti di cronaca nera registratosi negli ultimi dieci anni nel nostro Bel Paese. Era il primo novembre di sette anni fa quando a Perugia, in una delle tante case abitate da studenti universitari fuori sede, venne rinvenuto il corpo senza vita della giovane inglese Meredith Kercher, sgozzata ed abbandonata a sé stessa nella propria camera da letto, letteralmente lasciata morire. Del delitto furono accusati i fidanzatini Raffaele Sollecito ed Amanda Knox, eretti in brevissimo tempo dai “perfetti cattivi” ad autentici protagonisti di una sanguinosa vicenda che andava assumendo, processo dopo processo, sempre più i contorni di una fiction di bassa lega.
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Nel corso delle inarrestabili indagini per scoprire i colpevoli dell’ assassinio della giovane Meredith, l’ interesse mediatico si è sin da subito concentrato sulla bionda ed enigmatica Amanda Knox. Statunitense, espansiva, forse un pò troppo “strafottente”, Amanda è stata l’ indiziata numero uno del delitto di Perugia: una vera e propria esecuzione a sangue freddo perpetrata assieme al suo ragazzo di allora – Sollecito – e all’ ivoriano Rudy Guede, questi ultimi considerati alla stregua di due comprimari, una coppia di “burattini” nelle mani della furba e seducente Amanda, ribattezzata “Foxy Knoxy” proprio per le sue decantate capacità manipolatorie che l’ hanno resa una sorta di eroina tragica nel suo Paese.
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Dopo una serie infinita di “tira e molla” giudiziari, tra testimonianze ambigue e film televisivi di dubbio gusto (e di scarso rispetto nei confronti della famiglia Kercher, la cui congiunta – ricordiamolo – è la vera vittima di questa vicenda), Amanda Knox è stata ufficialmente condannata a 28 anni e 6 mesi di reclusione. La ragazza, ritornata negli Stati Uniti, vive protetta dalla sua famiglia e dalla sua comunità che neanche per un momento hanno creduto all’ ipotesi che la bionda studentessa di Seattle possa aver commesso un crimine così efferato. La fiducia nutrita dagli Americani in Amanda è talmente tanta che alla giovane è stata fornita sul piatto d’ argento una piccola ma significativa possibilità di ricominciare una nuova vita: la ragazza sta attualmente collaborando, infatti, con un quotidiano locale di Seattle. I suoi compiti? Scrivere recensioni di piccoli spettacoli e stendere pezzi di cronaca locale. Niente male per la “forse” killer di Perugia, passata dai flash dei reporter ad una più comoda scrivania, dietro le quinte. Un’ opportunità, più unica che rara, di “reintegro nella civiltà”, che stride con i recenti casi di cronaca nostrana, quello di Stefano Cucchi in testa.
Due pesi, due misure? Può darsi, Qual è, però, il modo migliore di approcciare con i “cattivi” delle favole, quelle personalità tanto interessanti quanto pericolose che, nell’ era del consumismo e dell’ eccessiva idolatria, spesso diventano delle vere e proprie “star”? Chissà se Amanda, dalla sua comoda postazione lavorativa che suona quasi come una “rinascita”, riuscirà a trovare la risposta giusta a questo difficile quesito etico.

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