I piani segreti del club Bilderberg

Bilderberg

Bilderberg – “Confusi da messaggi contraddittori che cambiano sfumature alla velocità della luce. Angosciati da un orizzonte cupo del quale non si vede la fine e depressi davanti a un futuro che non c’è. Disillusi perché tutte le istituzioni in cui credevamo ci hanno abbandonato. Ci hanno portato via i soldi, il lavoro e la casa. Siamo stati sfrattati dai nostri sogni, dai nostri sacrifici e da tutti gli sforzi fatti per poter vivere, lavorare, sposarci e formare una famiglia, insomma per creare il nostro progetto di vita”. Così inizia il bel libro di Cristina Martìne Jimènez intitolato. “ i piani segreti del club Bilderberg” ed. Sperling & Kupfer. Un testo che consiglio vivamente per la lucidità e profondità d’analisi nei confronti di questo strano e oscuro organismo che si riunisce dagli anni cinquanta. Fondato da massoni ed ex nobili decaduti, ogni anno convoca personalità del mondo finanziario, bancario, politico, culturale e dell’informazione. Alcuni aspetti inquietanti di questa kermesse di potenti del mondo, riguarda la mancanza assoluta di trasparenza: cosa si dicono, di cosa parlano, quali sono le finalità di questi incontri, chi sceglie i partecipanti e in base a quale profilo. Considerato l’organo decisionale più potente del mondo, Bilderberg fa parte del think thanks del pensiero neoliberale, di quel vasto e pervasivo sistema ideologico affermatosi come la guida per l’azione politica ed economica del mondo intero. Non si era mai vista, infatti, una tale pervasiva omologazione di pensiero e azione in tutti gli strati e sociali. Ma quali sono i capisaldi, i principi cardine alla basa della teoria neoliberale, vera religione contemporanea, faro guida dei potenti del mondo e delle istituzioni internazionali e governative e che tanti danni sta provocando al pianeta, alla società intera? 1) i mercati sono il luogo dove si formano i prezzi legati alla domanda e all’offerta. I valori si conformano ai gusti e alle reali necessità e rappresentano l’optimum sociale. Se i prezzi sono troppo alti, la domanda diminuisce favorendone l’abbassamento che ridetermina un aumento della domanda fino al raggiungimento del famoso punto d’equilibrio.  Si tratta della teoria dell’equilibrio. 2) I capitali scorrono verso i luoghi in cui rendimenti sono migliori, pertanto la concorrenza favorisce lo sviluppo economico. Una perdita dell’equilibrio concorrenziale dovuta ad una asimmetria informativa tra gli operatori economici, e risolvibile attraverso un incitamento a comportarsi in modo tale da ritrovare l’equilibrio di mercato e ristabilire la concorrenza più perfetta possibile. Si tratta della teoria della concorrenza. 3) Altro assunto: le banche. Quelle illiquide, una volta risanato il proprio bilancio ritroveranno la loro salute finanziaria, le altre, insolventi, scompariranno o saranno nazionalizzate. Non bisogna dunque inquietarsi eccessivamente. La finanza non è impazzita. E’ questa la filosofia alla base all’apparato ideologico degli appartenenti al club Bilderberg.

A questa visione, che mette in primo piano i comportamenti microeconomici, si aggiunge un pizzico di macroeconomia quando si tratta d’analizzare il ruolo delle grandi banche centrali, che non sarebbero state in grado d’impedire il formarsi di bolle sui prezzi delle attività finanziarie. Nella visione neoliberista, lo Stato deve sostanzialmente scomparire in quanto inefficace quando si tratta di far fronte seriamente alle questioni economiche. Devono poi, essere combattute tutte le minacce di statalismo, keynesiano, socialista o comunista. In poche parole, è necessario liberalizzare l’economia a partire dalla sfera finanziaria, che costituisce il dispositivo chiave del progetto. Secondo la medesima logica, bisogna liberalizzare i servizi pubblici d’interesse generale (queste sono in sostanza le riforme che ci chiede la troika) e privatizzarne l’accesso trasformandoli da beni pubblici in strumenti di mercato, cioè in merci accessibili solo a chi ha le risorse per ottenerli escludendo ed emarginalizzando tutti gli altri.

I risultati di queste teorie sono sotto gli occhi di tutti: desertificazione delle relazioni sociali con esplosione di suicidi, depressione e ansia, crisi economiche ricorrenti, emarginazione sociale sempre più vasta, disoccupazione di massa e impoverimento di intere comunità (26 milioni di disoccupati in europa), disuguaglianze sociali ed economiche a livelli mai raggiunti, devastazioni ambientali e climatiche talmente gravi da mettere a serio rischio la vita sul nostro pianeta, 1.300 mld di esseri umani sottonutriti e  a rischio di morte per fame, 500 milioni di obesi, 32 trilioni di dollari nascosti nei paradisi fiscali da multinazionali, mafie e politici, centinaia di trilioni di derivati (mere scommesse fatte con indebitamenti) nascosti nella finanza ombra. Potrei continuare parlando di come “funzionano” i sistemi istituzionali con il consolidamento della post democrazia con il suo corollario di lobbismo e verticismo decisionale; della crescente ignoranza che affligge le vecchie e le nuove generazioni, della devastazione che le nuove tecnologie stanno apportando alle capacità cognitive e relazionali degli esseri umani, del sostanziale smantellamento dei sistemi scolastici e sanitari pubblici, della crescente scarsità di risorse pubbliche, saccheggiate dai governi occidentali per salvare un sistema finanziario irresponsabile e criminale con il conseguente taglio delle prestazioni sociali a pensionati, imprese e cittadini, ma mi fermerei qui.

Tutti gli assunti economici neoliberali sono facilmente ed empiricamente smontabili partendo dalla facile constatazione che prezzi e capitali si muovono seguendo logiche pilotate dalla speculazione e che lungi dal portare benessere economico e psicologico, questo sistema sta mettendo a rischio la tenuta dei sistemi sociali.

L’economia è quella scienza che descrive ciò ch’è accaduto dopo aver sbagliato ogni previsione. Questa branca culturale si limita a disegnare realtà prive di radicamento nel reale spacciando le proprie teorie per scientifiche, quando la cosa più difficile da rendere scientifica, è proprio la realtà. Le variabili che interagiscono nei processi sociali sono così vaste e imprevedibili che risulta impossibile inserirle nella camicia di forza di formule matematiche e previsioni certe. Il fatto paradossale è, che a volte, la realtà economica si adegua alle formule attraverso una profezia che si auto avvera. Gli operatori si dirigono in massa (effetto gregge)  verso la direzione descritta dalla teoria, influenzati dalla stessa, creando, così, l’effetto di confermare la previsione. L’idea che inserendo la matematica nello studio dell’economia, trasformi quest’ultima in una scienza, è l’abbaglio più grande che il neoliberismo possa aver fatto. Il problema è che questa serie di assunti monetaristi e neoclassici, che sorprendentemente non sono stati scalfite dalla crisi attuale, godono di un sostanziale monopolio accademico e rappresentano le teorie dominanti insegnate a milioni di studenti i quali, si trasformeranno, nella classe dirigente del futuro e nei prossimi divulgatori di questo complesso fallimentare di teoremi.