Se la notizia trovasse conferma certa, la Russia – seguendo l’ esempio di Svezia, Germania e Regno Unito – introdurrebbe nel Vecchio Continente una pratica la cui utilità, tuttavia, non è mai stata totalmente certificata. La castrazione chimica, del resto, più che come un rimedio anti-pedofilia è stato da sempre visto come uno strumento di tortura ai danni di un essere umano, anche nel caso in cui quest’ ultimo si fosse macchiato di uno tra i reati più orrendi che la legislazione mondiale conosca. Umanamente parlando, però, alzi la mano chi tra noi comuni e lindi mortali non avesse mai pensato, nemmeno una volta, di punire con cotanta crudeltà chiunque porti via con assoluta perversione l’ innocenza di un ragazzino.
Negli USA, terra delle opportunità e della libertà al di sopra di ogni cosa, l’ applicazione della castrazione chimica per i molestatori sessuali ha generato – e continua a scatenare – un aspro ed acceso dibattito tra i Tribunali e le associazioni per i diritti civili, le quali sostengono che tale condanna miri a ledere le libertà personali di ogni singolo individuo. La domanda da porsi è: quando lo stile di vita individuale deve piegarsi alla volontà di uno Stato? Quando il singolo smette di essere tutelato a scapito di un bene più grande, quello di un’ intera Nazione?