ANTITRUST – A quanti sarà capitato di trovarsi iscritti a servizi premium mentre stiamo semplicemente navigando su internet? Basta cliccare sul punto sbagliato, al momento sbagliato, per vederci detrarre una cifra non irrisoria per la registrazione a servizi come “fanny tv”, giochi online, news, servizi di hot tv e meteo. Ebbene, l’antitrust ha definito tale operazione come una “pratica commerciale scorretta” e ha multato i principali operatori telefonici per una somma superiore a 4 milioni di euro: 1.750.000 euro a Telecom e H3G, 800.000 a Wind e Vodafone.
L’Agcm ha rilevato l’assenza di un’adeguata informativa in tempo reale sull’esistenza del meccanismo di “enrichment” (trasferimento automatico dei dati a chi produce il servizio premium) e una procedura di attivazione, con conseguente addebito, che consenta di far esprimere all’utente in modo consapevole la propria scelta. Alla fine, l’antitrust spiega: “La procedura prevista per l’attivazione dell’abbonamento essendo affidata ad un unico e semplice click, senza ulteriori passaggi non consente al consumatore di poter acquisire piena consapevolezza del fatto che sta sottoscrivendo un servizio in abbonamento, immediatamente addebitato sul proprio credito telefonico”.
Alcuni utenti, secondo quanto riferisce l’antitrust, ammettono di non aver ricevuto sufficienti informazioni sia in merito alla possibilità di bloccare tali servizi al momento della stipulazione di un contratto telefonico o dopo l’attivazione di un sistema premium non richiesto. Gli utenti erano del tutto inconsapevoli del contratto con l’operatore telefonico e circa la possibilità di abilitare dei servizi premium durante la navigazione. Alcuni hanno addirittura denunciato l’addebito di credito telefonico da parte dell’operatore senza aver mai comunicato il numero di telefono al gestore del servizio a pagamento.
L’antitrust, quindi, ha innanzitutto accertato la pratica commerciale scorretta da parte dei 4 operatori telefoni e adotterà dei comportamenti “aggressivi” e di controllo sull’affidabilità dei servizi esterni al contratto tra utente e operatore. Telecom e H3G inviavano messaggi contenenti scarse informazioni o che portavano all’attivazione del servizio a pagamento senza un’espressa volontà da parte dell’utente. L’Antitrust, infine, afferma che le compagnie telefoniche traggono vantaggio dalla commercializzazione di servizi premium poiché condividono i ricavi con i fornitori e ne trattengono un’elevata percentuale. Così, ai sensi del Codice del Consumo, gli è stato vietato di continuare la diffusione stabilendo che gli operatori debbano comunicare entro 60 giorni le iniziative intraprese.