EXPO – Al padiglione del Belgio le cucine restano chiuse, ben 20 chef su 28 hanno fatto le valigie e sono tornati a casa. All’origine dell’ammutinamento ci sarebbe l’accordo preso con lo chef che li aveva ingaggiati, Benoît Gersdorff, il quale aveva promesso 1.200 euro al mese, omettendo il particolare che si trattasse di un salario lordo. I dipendenti si sono ritrovati con il 30-40 per cento in meno di quanto si aspettavano. Secondo i cuochi e gli auto cuochi i soldi lordi pattuiti sarebbero troppo pochi.
Un nuovo chef e la sua squadra arriveranno martedì 19 maggio dopo aver chiarito e stabilito il salario. I dirigenti del padiglione del Belgio spiegano che il malinteso sarebbe nato proprio dallo chef Gersdoff, poiché era stato incaricato di occuparsi del rapporto con lo staff del catering e delle cucine. Inoltre aggiungono che lo chef avrebbe promesso alla squadra una cifra diversa da quella precedentemente concordata.
Si tratta del primo caso di protesta da parte dei lavoratori nei padiglioni di Expo 2015, e probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo. La scorsa estate Expo Spa, il ministero del Lavoro, gli enti locali e i sindacati avevano raggiunto un accordo riguardo al tipo di contratto da applicare nei padiglioni stranieri: quello nazionale del commercio, ovvero uno dei più flessibili ed economici tra quelli previsti in Italia. Tuttavia si è poi scoperto che in molti, soprattutto Manpower, che aveva vinto il bando per società Expo, applicavano il Cnai. Tale contratto non è siglato da Cgil, Cisl e Uil, per cui risulta essere più vantaggioso del 20-30 per cento per i committenti. Venerdì scorso, sindacati e agenzie hanno raggiunto un nuovo accordo, con il quale sarà riconosciuto un rapporto di lavoro concordato tra le parti a 800 lavoratori di Expo.