Una scoperta che sconvolge lo studio della nostra evoluzione: si chiama Homo Naledi ed è una specie umana fino ad oggi sconosciuta. I resti dell’ominide sono stati ritrovati in Sudafrica, in una grotta vicino Johannesburg a 80 chilometri di profondità. Qui gli archeologi hanno rinvenuto 1.500 fossili che compongono le ossa di 15 individui. Secondo gli studiosi, Homo Naledi sarebbe vissuto tra i due milioni e i due milioni e mezzo di anni fa, migliaia di anni prima rispetto all’Homo Sapiens. Tuttavia i reperti non permettono ancora di datare con precisione i fossili.
LE CARATTERISTICHE – Altezza: un metro e mezzo. Peso: 45 chili. Questa sarebbe stata, in media, l’anagrafe dell’Homo Naledi. “Aveva un cervello minuscolo, più o meno delle dimensioni di un’arancia, posto in cima a un corpo relativamente lungo e snello”, afferma John Hawks della University of Wisconsin-Madison. Cranio e denti assomigliano a quelli delle specie umane più primitive, mentre le spalle ricordano quelle delle grandi scimmie. Per questo John Hawks colloca Homo Naledi tra le specie più primitive del genere Homo. Gambe lunghe e slanciate, dita molto curve e piedi identici a quello dell’uomo moderno. Queste caratteristiche spingono Tracy Kivell e William Harcourt-Smith a considerare Homo Naledi adatto alle lunghe camminate, all’arrampicata e all’utilizzo di utensili.
Ciò che sorprende è che Homo Naledi possiede sia caratteristiche primitive, sia moderne. Secondo Lee Berger, uno dei paleontologi che si è occupato di questa scoperta, forse questo antenato dell’uomo seppelliva già i morti. Infatti, dopo aver vagliato tutte le ipotesi, quella più plausibile è che “gli Homo Naledi abbiano intenzionalmente depositato laggiù i corpi dei defunti”. Una prima forma di sepoltora, migliaia di anni prima rispetto all’Homo Sapiens. “Questa grotta non ha ancora svelato tutti i suoi segreti”.