11 settembre 2001, il ricordo vissuto con gli occhi di un bambino

11 settembre

Ricordo ancora distintamente quel giorno, di 14 anni fa, quando tutto accadde e il mondo rimase impietrito di fronte a quella che sembrava essere la scena di un film. Ero intento, quell’11 settembre, a uscire per dirigermi allo stadio Olimpico per assistere alla partita Roma – Real Madrid insieme a mio padre e, forse un presagio, la mia mente mi spinse ad accendere per un attimo il televisore appena prima di mettere piede fuori di casa e dirigermi verso il luogo prefissato. Il telecomando fu inutile, mi è bastato semplicemente veder scomparire il tasto rosso e mi si presentò davanti uno spettacolo che stentavo a capire.

Non ero mai stato a New York, ma avevo visto moltissimi film e documentari in merito alle Torri Gemelle. Chi poteva spiegare a un bambino di 12 anni che quella non era finzione? Il tutto fu immediatamente chiaro quando, spostandomi di canale in canale, vedevo sempre la stessa scena. Letteralmente allibito e impaurito, chiamai a raccolta tutta la mia famiglia (compreso mio padre che era già in auto). I miei non credevano ai loro occhi, consci che non solo questo avrebbe causato forti ripercussioni a livello globale ma che era oltremodo complicato spiegare a un bambino di 12 anni come tutto quello non fosse un film.

Vedere una nube di fumo uscire da quella che, per me, è divenuta famosa come la Torre Nord del World Trade Center era uno spettacolo che mi ha fatto passare davanti tutti gli anni della mia vita in un solo secondo. Perché? Semplice, vedevo delle masse colorate volare dai punti più alti della prima torre verso terra. Non mi era chiaro cosa stesse accadendo veramente, così chiesi a mia mamma: “Perché si vedono dei colori andare giù?”. Non avrei mai voluto udire quello che mia mamma, piangendo, mi disse: “Non sono colori, sono le maglie delle persone che si stanno lanciando dalle finestre”. Io chiesi: “Perché? Stanno arrivando gli elicotteri, qualcuno arriverà a salvarli, no?”, la risposta di mio padre fu bruciante: “E’ l’unica via d’uscita che gli rimane”.

Mentre pensavo a quelle parole così pesanti, ecco arrivare un aereo che si schianta sulla Torre Sud. Così capii: qualcuno aveva deciso di abbattere uno dei monumenti più imponenti del mondo. Vidi quel Boeing 767 “entrare” nelle mura di cemento armato come se la Torre fosse di polistirolo, poi fuoco e una grande nube nera. Passai circa 40 minuti impietrito di fronte a quelle scene quando, senza neanche rendermene conto, a mio padre, che mi scuoteva ricordandomi che avevamo una partita di calcio da andare a vedere, risposi: “Non mi interessa, penso la rimanderanno”. Il tempo di finire la frase e il World Trade Center era sparito.

La storia da quel giorno in avanti è nota a tutti, insieme ai tanti soldati americani deceduti per vendicare la morte di oltre 3.000 persone in quel lontano 11 settembre di 14 anni fa. Seppur i dubbi rimangano, quelle immagini sono indelebili negli occhi del mondo (si nomina Pearl Harbor), qualcuno doveva pagare per quello sterminio di massa rivolto a madri e padri intenti solo a portare uno stipendio a casa per sfamare i propri figli. Un giorno come gli altri che ha cambiato per sempre il volto della nostra storia moderna.