L’Australia’s new Children’s eSafety, l’organizzazione australiana che si occupa del monitorare la sicurezza dei minorenni online, ha recentemente fatto una scoperta inquietante. Circa la metà delle foto trovate nei siti pedopornografici, infatti, è acquisita grazie i profili social di mamme e papà desiderosi di condividere con il mondo qualche momento della vita del loro bambino. Dallo studio delle foto sequestrate durante le indagini della polizia contro la pedofilia su Internet è emerso, nel 50% dei casi, si tratta d’immagini di milioni di bambini scattate durante le normali attività quotidiane: mentre praticano uno sport, nuotano e così via. Delle immagini innocenti e piene d’amore e orgoglio agli occhi dei genitori, che costituiscono però un bel bottino per i pedofili arrivando a riempirle di orribili commenti sessuali.
Un portavoce dell’Australia’s new Children’s eSafety, ha chiarito come gli scatti dei bambini possano finire nelle mani di pedofili: “Molti utenti dicono chiaramente di aver preso quel contenuto trafugandolo da un profilo nei social e spesso queste persone si scambiano l’indirizzo mail con l’invito di connettersi fuori dal sito per vendere il materiale”. Un investigatore che lavora per l’organizzazione australiana ha aggiunto che in un sito frequentato da pedofili contenente 45 milioni d’immagini di bambini, circa la metà di queste erano copiate dai social network e divise in categorie con nomi come “Le amichette di mia figlia su Instagram”.
L’organizzazione australiana ha anche spiegato che spesso i genitori non si rendono della facilità con cui si può copiare una foto pubblicata nei social network, perché non la postano in un contesto privato e non utilizzano nessuno strumento che i social forniscono per tutelare la privacy. L’Australia’s new Children’s eSafety lancia infine un accorato appello: “Una volta che hai condiviso una foto su Facebook, hai perso il controllo sul suo destino”.