Strage di Parigi, Valeria Solesin colpita alle spalle mentre fuggiva

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Sarebbe dovuta essere una serata tranquilla, da trascorrere in compagnia del proprio fidanzato e di alcune coppie di amici al Bataclan. Una comitiva di giovani decisi a passare un venerdì sera come tanti altri ascoltando musica al live della band Eagles of Death Metal. Valeria Solesin, 28 anni, veneta, borsista alla Sorbonne, mai avrebbe potuto immaginare che la sua giovane vita si sarebbe interrotta per sempre in quel teatro per mano di un “vigliacco” che, dopo aver inneggiato ad Allah, le ha sparato alle spalle. Valeria aveva voglia di vivere, di aiutare il prossimo e di non giudicare nessuno.
“Valeria parlava spesso di queste cose, diceva che bisognava avere rispetto e che gli europei non potevano andare in Medio Oriente a bombardare i civili”: ricorda così la sua fidanzata Valeria il giovane Andrea Ravagnani, con lei in quel teatro dell’orrore dove molti, troppi giovani lo scorso venerdì sera hanno trovato la morte.

Di Valeria non si è saputo nulla sino a domenica mattina: i genitori della ragazza hanno sperato sino all’ultimo che, tra i numerosi feriti privi di documenti e ricoverati negli ospedali, potesse esserci loro figlia. Ma il riconoscimento del corpo della povera ventottenne effettuato dallo stesso Andrea non ha lasciato dubbi: il cadavere privo di documenti riverso nel corridoio del Bataclan era proprio quello di Valeria Solesin. Come se non bastasse l’orrore del gesto in se e per se, quello di attaccare a tradimento un nutrito gruppo di giovani indifesi, indiscrezioni riguardanti la dinamica della strage mostrerebbero che Valeria sia stata colpita alle spalle mentre fuggiva, atterrata da una scarica di mitra che non le ha lasciato scampo. “Valeria era lì accanto a me, la tenevo per mano… – racconta Andrea, distrutto – L’ho persa all’improvviso”. I funerali di Valeria Solesin si terranno in Italia. Parole di cordoglio alla famiglia Solesin per la perdita irreparabile della giovane Valeria arrivano dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Gino Strada fondatore di “Emergency” e da Matteo Renzi, che istituirà in nome della giovane vittima una borsa di studio.