Il Natale è sempre più a rischio nel nostro Bel Paese. Si è detto tutto e il contrario di tutto sulla giornata nella quale, secondo la Bibbia, Gesù scende sulla terra e, secondo la credenza popolare, Babbo Natale porta i doni ai bambini buoni. Il Natale è stato dipinto come una festa che inneggia al consumismo, che promuove l’ipocrisia buonista, che offende le persone che non credono al Natale. Già, le persone che non credono e non festeggiano la festività del 25 dicembre: è proprio attorno ad alcune di queste persone che si è consumata l’ennesima polemica al vetriolo tra i vari politici di turno – che hanno cavalcato quest’onda per racimolare qualche voticino in più, che non guasta mai – la gente comune ed i genitori dei bambini, le vere “vittime” di questa lotta continua all’albero e al presepe condotta – neanche a farlo apposta – da chi crede che ci sia bisogno di rispettare la fede altrui, anche quella islamica.
La cronaca degli ultimi giorni ci porta a Rozzano, trasformatasi da tranquilla comunità lombarda a teatro di “guerra intestina” tra il Preside di un Istituto comprensivo – che avrebbe, in nome del rispetto per i diversi credo religiosi, elegantemente “soppresso” i festeggiamenti natalizi nella scuola – e i più ferventi fan di presepe, albero di Natale ed inni a tema. La polemica è arcinota: Marco Parma, Preside dell’Istituto comprensivo Garofani, avrebbe scelto di posticipare a gennaio il classico concerto di Natale dei bambini del plesso elementare, trasformando i festeggiamenti religiosi in un festival d’inverno. Dietro a tale scelta tecnica si nasconderebbe, in realtà, il desiderio di non offendere i bambini islamici presenti nell’istituto che, come ovvio, non credono nè celebrano il Natale.
Apriti, cielo: politici di destra e sinistra, genitori cattolici, giornalisti e semplici curiosi hanno immediatamente “invaso” Rozzano, invocando la salvezza divina di albero, regali, presepe e Santa Claus. Una mobilitazione più che legittima se consideriamo che, in Italia, il Natale si festeggia a prescindere – con buona pace degli atei o dei buddhisti, per esempio – proprio perchè la nostra Nazione professa la fede cattolica ed ospita, dettaglio per nulla trascurabile, il Papa all’interno dei suoi confini. La domanda che ogni comune mortale si pone, dunque, è: perchè abolire il Natale proprio per gli islamici, specie dopo i drammatici fatti avvenuti a Parigi? Con quale diritto, per l’ennesima volta, deve essere la nostra Nazione ad abbassare la testa e a rinunciare alla propria cultura, alle proprie tradizioni, alla propria fede?