AFGHANISTAN – Ieri sera, dopo oltre 24 ore di scontri, si è concluso l’attacco all’aeroporto internazionale di Kandahar. Il gruppo di talebani che avevano attaccato l’edificio sono entrati armati di giubbotti esplosivi: una decina di loro si sarebbe fatta esplodere tra la folla, mentre gli hanno si procuravano “scudi umani” per difendersi dalla sicurezza. Il bilancio è di 50 vittime. A queste, si aggiungono 11 terroristi, l’ultimo dei quali è stato ucciso ieri intorno alle ore 20. L’accatto è considerato il più grave in 14 anni di confitto.
Un bagno di sangue vero e proprio, iniziato martedì notte e proseguito in un assedio durato circa 27 ore nell’aeroporto di Kandahar, nel sud del Paese. Ieri sera, l’edificio è stato sgomberato dalle forze di sicurezza afghane e gli ostaggi liberati. La strage, avvenuta in una base congiunta di Nato e forze afgane, è svolta mentre il presidente Ashraf Ghani si trovava in Pakistan per tentare di riavviare i colloqui di pace tra Kabul e i talebani. Impresa non facile la sua poiché era ancora salda la sfiducia reciproca tra i due governi. L’attacco avvenuto nel sud dell’Afghanistan sembra aver reso l’impresa di Ghani pressoché impossibile.
“Cinquanta innocenti, tra cui dieci militari, due poliziotti e trentotto civili – ha dichiarato il Ministero della Difesa – sono morti da martiri nell’attacco”. La strage è avvenuta nella più grande base militare del sud del Paese. Difatti, a poca distanza dall’aeroporto, era presente un battaglione di 2.000 soldati dalla Coalizione della Nato, nessuno dei quali è stato coinvolto nello scontro. A rivendicare quanto avvenuto, sono stati gli stessi attentatori in una foto pubblicata via Twitter. Nell’immagine, sono presenti tutti gli individui coinvolti ognuno con barba, kalashnikov e uniformi militari.