Non piace proprio a tutti il divo italico del momento, quel Checco Zalone che sta sbancando i nostri box office con la commedia pungente “Quo Vado?”. L’attore non ha mancato di sollevare un polverone all’interno della comunità LGTB quando ha espresso, in un’intervista non proprio recente, la propria opinione riguardo alle adozioni alle coppie omosessuali.
L’intervista sarà pur vecchiotta – Zalone la rilasciò a “Vanity Fair” nel lontano 2011 – ma la tematica è, ancora, attuale. E la comunità LGTB non ha mancato di spulciare gli archivi stampa di ben 5 anni fa per trovare una “crepa” nell’apparente perfezione di Checco Zalone. Perchè, come è noto, non è possibile piacere proprio a tutti.
Si, avete capito bene:qualcuno mal sopporta il re del box office italiano. Checco Zalone, che pur lamentava egli stesso una sorta di discriminazione nei confronti dei suoi film (divertenti, certo, ma non proprio delle pietre miliari della settima arte) si è “permesso” di discriminare a sua volta quella comunità LGTB che, a dire il vero, male accetta che qualcuno possa pensarla diversamente. Due concezioni a confronto, che difficilmente troveranno una mediazione; nel mezzo, la salute e il benessere di bambini senza famiglia, che cercano solo qualcuno che possa amarli, siano essi genitori etero o gay.
Ma entriamo nel nocciolo della questione. Checco Zalone, intervistato da “Vanity Fair”, aveva sentito l’esigenza di scusarsi con Tiziano Ferro, il noto cantante omosessuale del quale il comico aveva fornito un’imitazione che alcuni avevano giudicato di pessimo gusto. Quale occasione migliore, per il giornalista, per chiedere all’ex comico di “Zelig” un’opinione sulle unioni omosessuali e sulla possibile apertura alle adozioni per le coppie gay? Zalone non si è sottratto alla domanda spinosa, rispondendo con sincerità al suo interlocutore.
“Adesso fa tanto figo dire ‘Nessun problema’, ma in realtà ce ne sarebbero, eccome. L’importante è superarli – ha premesso Checco Zalone, che ha anche aggiunto – E’ giusto che ci siano (le unioni gay regolarizzate, n.d.r.), mentre non ammetto l’idea che una coppia omosessuale possa adottare un bambino”. Una dichiarazione cristallina, che non è stata gradita alla comunità gay, lesbica e transgender, che lamenta l’opulenza di “certi” artisti nel dare la propria opinione riguardo ad una tematica delicata e – diciamolo – oramai politicizzata.
La libertà di pensiero c’entra ben poco in questo caso. Da un lato, la sempre in crescita comunità LGTB chiede la legittimazione di alcuni sacrosanti diritti, provando però stizza di fronte alle persone che la pensano diversamente e che, civilmente, fanno conoscere al Mondo la propria opinione. Dall’altro c’è un comico che fa dell’esasperazione degli stereotipi il proprio “cavallo di battaglia”, salvo poi scusarsi per tali esasperazioni dichiarando, però, di non esser d’accordo sull’apertura ad alcuni diritti per chi è “diverso”. La chiave per arrivare in fondo all’ennesimo e, per certi versi, sterile dibattito che regala, seppur involontariamente, altra visibilità a Checco Zalone, starebbe proprio nella parola “civiltà”: civiltà nei confronti dei gay, ma anche civiltà nell’accettare che qualcuno potrebbe pensarla in modo diametralmente opposto da noi, senza essere tacciato di essere omofobo.