Dallas (Texas) – “Lei è colpevole di aver punito sua figlia con la confisca del suo smartphone”. Incredibile ma vero, potrebbe essere questa la tragicomica sentenza che ha condannato un padre texano ad una maxi multa di ben 1500 dollari. Ronald Jackson, questo il nome del genitore statunitense, è stato suo malgrado protagonista di una vicenda giudiziaria che, se non avesse trovato la sua “degna” prosecuzione in un’aula di Tribunale, potrebbe ispirare una commedia dei migliori e compianti Totò e Peppino.
GENITORE ZELANTE. La vicenda risale a qualche anno fa. La figlia di Jackson aveva appena 12 anni e, come ogni coetanea, era fin troppo intenta a chattare con il suo iPhone. Il padre, nel disperato tentativo di darle una lezione, le ha sequestrato l’apparecchio. La ragazzina, però, anziché ingoiare il rospo si è rivolta a sua madre, ex moglie di Jackson.
Le conseguenze di tale gesto si sono rivelate inaspettate per il povero Ronald: immediata è partita la denuncia da parte dell’ex consorte, che rivendicava la proprietà dello smartphone della sua bambina. Tanto è bastato per far scattare le manette al pover’uomo, una pena poi commutata in una maxi multa che, però, il Texano si rifiuta di pagare. L’uomo ha infatti deciso di rivolgersi al Tribunale, nel tentativo legittimo di spiegare le motivazioni che lo hanno condotto a punire sua figlia per un comportamento, a detta del padre, sbagliato. La bimba, intanto, è diventata un’adolescente ed i rapporti con suo padre, reo di averle inflitto un castigo non proprio terribile, si sono deteriorati per uno smartphone. Ne valeva la pena?