Entro il 30 giugno 2020 per vedere i canali del digitale terrestre potrebbe essere necessario un decoder. La Commissione Europea ha infatti chiesto di anticipare il termine originario del 2022 per la riassegnazione delle frequenze 700 Mhz. Il Senato ha dato il suo parere favorevole sulla proposta, chiedendo però di ripristinare il termine iniziale del 2022. Che sia 2020 o 2022, alle famiglie italiane rimarrà solo l’alternativa tra acquistare un nuovo televisore o munirsi di un apposito decoder esterno da collegare alla vecchia tv. Infatti Rai, La7, Mediaset e le altre emittenti italiane saranno obbligate a passare al digitare terrestre di nuova generazione, il cosiddetto DVB-T2, modificando dunque le modalità di trasmissione del segnale televisivo.
Obiettivo dell’Unione Europea è porre fine al disordinato utilizzo della “banda 700”, cioè un binario di frequenze di alta qualità che nelle intenzioni della UE dovrebbe essere destinata alle società di telecomunicazioni ed essere utilizzata esclusivamente per l’offerta di collegamenti Internet ultraveloci (4G e 5G). Contrariamente alle disposizioni comunitarie, ad oggi la banda 700 in Italia, così come in altri Paesi europei, è occupata da emittenti televisive.
Questo passaggio di consegne (dalle tv alle società di telecomunicazioni) è già previsto da tempo, ma i piani originari stabilivano che il processo si sarebbe dovuto concludere entro il 2022. La Commissione Europea vuole invece anticipare i tempi. Le conseguenze a livello nazionale saranno rilevanti, dal momento che, una volta implementato il riordino, le emittenti nazionali potranno utilizzare solo 14 canali liberi. Proprio il minore spazio a disposizione renderà necessario il passaggio alla nuova tecnica di trasmissione, il DVB-T2, e il ricorso a software che comprimono le dimensioni dei canali televisivi.
Ai costi per le emittenti si sommano quelli per privati e famiglie, che dovranno comprare una nuova tv o un decoder da abbinare al vecchio televisore. A partire da gennaio 2017 saranno in commercio solo televisori compatibili con il digitale terrestre di seconda generazione. Anche lo Stato dovrà far fronte a spese aggiuntive connesse al provvedimento: con ogni probabilità le emittenti che oggi vantano una concessione per trasmettere sulla banda 700, tra cui Mediaset, chiederanno un consistente risarcimento, oltre a nuove frequenze di trasmissione.
Va comunque sottolineato che lo Stato potrà parzialmente rivalersi mettendo all’asta le frequenze sulla banda 700, come già fatto da altri Paesi europei. Nel 2015 la Germania ha ottenuto oltre 5 miliardi da Deutsche Telecom, Telefònica e Vodafone, mentre la Francia ha incassato più di 2.5 miliardi da quattro società di telecomunicazioni (Boygues Telecom, Orange, Free Mobile e Sfr).
L’Italia spera ancora in un dietrofront dell’Europa e in un ripristino della scadenza originaria del 2022. Infatti sia produttori di televisioni che emittenti televisive avrebbero difficoltà a rispettare la nuova scadenza. Inoltre, consulenti dell’AgCom (Garante per le Comunicazioni) stanno ancora valutando un’alternativa al passaggio al nuovo digitale terrestre. Infatti il digitale terrestre di prima generazione (DVB-T) potrebbe essere mantenuto a patto di rafforzarne le emissioni. Questa è proprio la soluzione scelta dai francesi, che inizieranno a liberare la banda 700 proprio in questi giorni.