BIELORUSSIA – Era il 26 Aprile 1986 quando il più grande incidente nucleare si registrò a Chernobyl. Furono contaminate 5.500.000 persone dalle polveri delle sostanze radioattive incluse uranio, plutonio e cesio-137. Tra l’anno 1992 e il 2002 ufficialmente si parlava di più di 4.000 casi di cancro alla tiroide, mentre le cifre delle associazioni indipendenti erano dieci volte superiori. I più colpiti furono bambini e ragazzini fino a 14 anni che, attraverso il latte, assorbivano grandi quantità di radiazioni. Oggi, a distanza di 30 anni dal disastro, il latte radioattivo è ancora sul mercato russo.
Il latte radioattivo, con livelli di isotopo 10 volte superiori ai limiti consentiti dalla legge bielorussa, è stato prelevato dalle 50 mucche di Nikolai Chubenok che producono latte cancerogeno utilizzato dall’azienda locale Milkavita. L’azienda distribuisce il 90% dei suoi prodotti in Russia e in Bielorussia, che rappresenta un mercato importante siccome esporta al di là dei suoi confini il 15% della sua produzione alimentare.
Dalle dichiarazioni dell’Associated Press, che ha effettuato i test chimici e che sta portando avanti l’inchiesta, Nikolai vive a 45 chilometri dal luogo dell’incidente e a due chilometri dai confini della zona resa off limits dal governo. In questo territorio oggi ci sono 470 villaggi fantasma ma nella sua fattoria dal 2014 vengono prodotte due tonnellate di latte al giorno e la produzione dovrebbe essere ampliata per la vendita in proprio di formaggio.
“In Bielorussia non c’è nessuna protezione dalle radiazioni, mentre il governo prova a convincere la popolazione a non prestare attenzione alle radiazioni, e il cibo, cresciuto nelle aree contaminate, è distribuito in tutto il paese”, ha dichiarato il Dottor Yuri Bandazhevsky.
In merito a questa nuova scoperta il presidente dell’Autorità per la sicurezza nucleare francese, Pierre-Franck Chevet, ha dichiarato che in Francia, nonostante i progressi realizzati, sarebbe possibile un incidente nucleare di dimensioni maggiori. Nell’intervista, pubblicata oggi su Le Monde Chevet, afferma anche che il contesto francese è “particolarmente preoccupante“.