Al banco degli imputati per la peggiore sparatoria di massa nella storia Usa spunta anche l’Fbi. All’alba di domenica a Orlando (Florida) un uomo di 29 anni ha ucciso 49 persone aprendo il fuoco con un fucile d’assalto all’interno del nighclub Pulse, nel corso di una festa organizzata in occasione del Gay Pride. L’autore della strage, Omar Mateen, era stato già interrogato 3 volte dall’Fbi, due nel 2013 e una nel 2014. L’uomo, ucciso dalla polizia, era cittadino statunitense e proveniva da una famiglia di immigrati afghani. Dalle informazioni raccolte, in particolare le dichiarazioni della ex moglie, sembrerebbe che Mateen avesse giurato fedeltà allo Stato Islamico e che fosse un soggetto mentalmente instabile.
Non vi è tuttavia alcuna prova che Mateen avesse un effettivo legame con l’Isis, per quanto ne sia stato indubbiamente ispirato. Intanto lo Stato Islamico, attraverso il canale radio ufficiale al-Bayan, ha rivendicato la strage. L’agente speciale dell’Fbi a cui è stato affidato il caso, Ronald Hopper, ha affermato che nel corso della sparatoria Mateen ha “compiuto alcune chiamate al 911 in cui ha dichiarato la sua fedeltà al leader dello Stato islamico”. Quello che sembra emergere con chiarezza è che il killer di Orlando era una persona violenta e mentalmente disturbata. L’ex moglie Sitora Yusufiy descrive il marito come una persona facilmente irritabile e malata: “Non mi permetteva di parlare con la mia famiglia. Mi teneva lontano, quasi ostaggio. Io cercavo di vedere comunque il lato buono. Ma la mia famiglia, che assisteva a quello che stava succedendo, ha deciso di salvarmi da quella situazione”.
Quella di domenica è stata la sparatoria più mortale nel purtroppo lungo capitolo delle stragi americane, con un bilancio di 49 vittime e 53 feriti. Prima questo triste record era detenuto dal massacro alla Virginia Tech University del 2007, nel corso del quale erano morte 32 persone. La domanda che ricorre nel day after è se la strage fosse evitabile. Nonostante l’Fbi avesse già sottoposto il killer a 3 interrogatori per sospetti legami con movimenti terroristici, la scorsa settimana Mateen è riuscito comunque a comprare legalmente una pistola e un fucile.
Ma ad essere sotto accusa è soprattutto la normativa sul possesso di armi negli Stati Uniti, che contente ai cittadini statunitensi di procurarsi armi da fuoco con molta (troppa?) facilità. Bill Bratton, Capo della Polizia di New York ha pesantemente criticato la lobby delle armi: “L’idea che abbiamo una lista nera sui terroristi e una lista no-fly e che qualcuno su quelle liste possa comunque acquistare un’arma, è il più alto livello di follia”, ha dichiarato alla Cnn.
All’indomani del massacro, le azioni della G4S, società attiva nel settore della sicurezza privata per la quale aveva lavorato Mateen, sono crollate al London Stock Exchange. Tanto che la società ha diffuso un comunicato sul sito della Borsa di Londra in cui si afferma che il killer era stato sottoposto a “controlli dettagliati da parte della società quando era stato assunto nel 2007 [ed era stato] ri-controllato nel 2013 senza risultati negativi”. Intanto Facebook ha attivato il Safety Check, strumento che consente a quanti si trovano in prossimità di luoghi oggetto di attentati o catastrofi naturali di comunicare ai propri contatti che stanno bene. E’ la prima volta che Facebook attiva questa procedura in Usa.