Si chiamano UltraBoost Uncaged Parley, sono leggere e sportive e sono le scarpe ecologiche per eccellenza. Nate dalla collaborazione tra Adidas e Parley for the Oceans, un’organizzazione che combatte contro l’inquinamento degli oceani, non possono che essere considerate rivoluzionarie. Le scarpe sono state realizzate servendosi di rifiuti ritrovati nelle acque. Il 95% del tessuto è composto da materiali plastici, derivanti per lo più da bottiglie, e da nylon, recuperato invece da vecchie reti da pesca. Il restante 5% è composto da altri materiali di scarto provenienti dalle coste delle Maldive.
Non si tratta della prima collaborazione tra Adidas e Parley for the Oceans. Infatti, lo scorso anno era stato realizzato un prototipo di scarpe sneakers (le Adidas x Parley limited edition), distribuite a livello promozionale tramite un concorso su Instagram. A seguito di questa esperienza positiva, la collaborazione si è spinta oltre, permettendo la nascita di 7000 paia di scarpe pensate per la corsa, che saranno presto disponibili on-line e nei negozi con un prezzo di 220 dollari (circa 200 euro). “Nel 2017 vogliamo produrre un milione di paia di scarpe con Parley for the Oceans – hanno dichiarato i rappresentanti della Adidas – La nostra ambizione finale? Quella di riuscire a eliminare la plastica vergine dalla catena di distribuzione”.
La produzione di scarpe eco-friendly su più ampia scala potrebbe rappresentare un enorme passo avanti verso l’ecosostenibilità. Da tempo, infatti, la situazione degli oceani appare tragica. Secondo alcune stime, tra 35 anni le nostre acque conterranno più plastica che pesci. Ulteriormente allarmanti sono i dati sulla pericolosità dell’inquinamento da rifiuti sugli animali. Non è raro che gli abitanti marini rimangano intrappolati in residui plastici o che, cibandosi di essi, finiscano con il bloccare il loro apparato digerente e morire lentamente di fame. I danni collaterali investirebbero anche l’uomo. Le risorse alimentari umane potrebbero infatti dimezzarsi. L’uso di materiali di riciclo al posto della plastica vergine nelle aziende di larga distribuzione potrebbe rivelarsi un giusto stratagemma per eliminare, o quantomeno diminuire, la presenza delle scorie sui nostri fondali. “Un aiuto per il mare – assicurano gli esperti – è un aiuto per la vita”.