BERLINO – La magistratura tedesca ha purtroppo confermato che fra le vittime dell’attentato di lunedì sera c’è anche Fabrizia Di Lorenzo. La notizia è stata diffusa in mattinata dal Ministro degli Esteri tedesco, confermando così i peggiori timori dei genitori della giovane abruzzese. “L’Italia la ricorda come una cittadina esemplare uccisa dai terroristi – ha scritto su Twitter il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni – Il Paese si unisce commosso al dolore della famiglia”. Altri italiani erano presenti la sera dell’attentato ma solo uno di loro è rimasto coinvolto nella strage; fortunatamente, il palermitano sta bene ed è già rientrato nel suo paese.
Fabrizia, originaria dell’Abruzzo, si trovava a Berlino per motivi lavorativi e, stando a quanto dichiarato dai genitori, era molto felice della scelta. Quando il camion ha investito la folla ai mercatini di Natale della città, si è temuto il peggio per lei dopo che è stato trovato il suo cellulare sul luogo dell’attentato. Per giorni è stata dichiarata dispersa ma il timore che fosse tra le vittime non ancora identificate era grande. “Sento che mi ha abbandonata” continuava a ribadire la madre, che si era immediatamente recata a Berlino assieme al marito e all’altro figlio. Questa mattina, si sono concluse le verifiche che hanno confermato il peggior timore della famiglia.
Sembra ormai confermata l’identità dell’uomo alla guida del camion che ha causato la strage: si tratta di Anis Amri, 24enne di origini tunisine. Il giovane è attualmente ricercato in tutta Europa e per agevolarne le ricerche, la polizia federale tedesca ha promesso una taglia fino a 100 mila euro a chiunque fornisca informazioni utili alle indagini. Secondo gli investigatori, il killer è un volto noto alle autorità locali ma anche a quelle italiane. Anis infatti arrivò, ancora minorenne, sulle nostre coste nel febbraio 2011 su un barcone e successivamente, in seguito a vari reati, trascorse 4 anni nel carcere dell’Ucciardone di Palermo. Nel 2015, dopo aver ricevuto un provvedimento di espulsione mai eseguito dalle autorità tunisine, il giovane andò in Germania dove fornì diverse identità per non essere rintracciato. Essendo un profugo a cui era stato negato il diritto d’asilo, era tenuto sotto controllo dalla polizia e che dalla scorsa estate ha intensificato i controlli su di lui, temendo stesse per preparare un attentato.