Rimandare la sveglia può provocare sonnolenza durante la giornata
Restare sotto le coperte per tutto il giorno, specialmente in questi giorni particolarmente freddi, è il sogno di tutti. Sogno puntualmente infranto ogni mattina dalla nostra compagna crudele: la sveglia.
Per quanto il suono di quell’aggeggio infernale possa risultare particolarmente gradevole, (quasi) ogni mattina il pensiero comune è: “Altri cinque minuti e giuro di alzarmi”.
Dopotutto, che male c’è a restare qualche minuto in più con il nostro amato Morfeo? Più di quanto possiamo immaginare, stando alle dichiarazioni di Dan Ariely, psicologo e professore alla Duke University. Ariely si occupa di una rubrica di domande e risposte per il Wall Street Journal e ha spiegato ad un suo lettore quanto sia nocivo posticipare la sveglia.
I nostri corpi presentano un meccanismo che ci permette di addormentarci e svegliarci in totale autonomia. La mattina, poco prima di svegliarci, aumenta la temperatura corporea, il sonno diventa più leggero e vengono rilasciati degli ormoni, dopamina e cortisolo, che danno l’energia necessaria per cominciare la giornata.
Il rimandare in continuazione la sveglia interrompe questi processi naturali: il ciclo del sonno viene interrotto e la durata del processo viene meno. Una volta posticipata la sveglia e una volta riaddormentati, si rientra nella fase iniziale del sonno, quella più profonda. Il suono dell’allarme interrompe i sogni più profondi ottenendo il risultato di essere più stanchi che mai.
Ariely, dunque, suggerisce di impostare la sveglia più tardi, piuttosto che impostarne 3-4 a distanza riavvicinata: il riposo frammentato è meno ristoratore e provoca sonnolenza nel corso della giornata.