Chiuse alle ore 13:59 del 29 dicembre 2017 le iscrizioni sul portale Istanze on line del Miur, il ministero della pubblica Istruzione, dell’Università e della ricerca scientifica, per potere partecipare al corso-concorso finalizzato alla individuazione di 2425 futuri Dirigenti scolastici, già comincia a mettersi in moto la complessa macchina organizzativa della selezione, che rispetto alle precedenti edizioni concorsuali si prevede molto più dura e selettiva.
Nonostante la strutturazione del Concorso in un test preselettivo se il numero dei partecipanti avesse superato le 8700 unità, evento che puntualmente si è verificato, seguito da un concorso vero e proprio, articolato in una prova scritta ed una prova orale, al termine della quale verranno individuati non più di 2900 candidati, che dovranno affrontare un corso dirigenziale di formazione della durata di due mesi e da quattro mesi di tirocinio presso una istituzione scolastica, evento che scoraggerebbe chiunque a partecipare alla selezione dura e lunga perché occorreranno diversi mesi prima di vedere i nuovi dirigenti scolastici entrare nelle scuole, il numero delle domande è stato ben oltre il triplo dei posti messi a concorso.
Ben oltre 35 mila sono state le istanze inoltrate ossia inviate al Miur per partecipare al concorso a fronte di un complessivo valore di 39 mila domande e, di conseguenza, circa 4 mila domande inviate, che potrebbero costituire lo zoccolo duro da cui diverse sigle sindacali, con al seguito una schiera di abili avvocati specialisti nel settore del diritto scolastico, attingerebbero per la via del ricorso amministrativo per garantire l’accesso con riserva anche a quei candidati, che, per qualche ragione o vizio formale o nella sostanza rispetto al bando concorsuale, rimarrebbero fuori dalla selezione.
Alla prima lettura di dati, il 29 Dicembre è emerso che i corso-concorso per dirigenti scolastici parla “meridionale” se è vero che la sola Campania e la Sicilia avrebbero prodotto ben 11 mila domande quasi un terzo del totale delle istanze registrate. Non andando ad indagare le ben note e dibattute questioni sul perché la categoria del personale docente e del personale ausiliario, amministrativo e tecnico ( ATA ) sia rappresentata da personale del sud dell’Italia, la prima immediata considerazione dell’exploit di numero nelle domande è riconducibile al fatto che la busta paga del preside è mediamente il doppio di quella di un docente e forse in attesa di una probabile equiparazione giuridica ed economica con altre figure dirigenziali della pubblica amministrazione, rappresenta l’unica via per fare carriera in un mondo, quello della professione docente, lontano dall’essere appetibile. Negli ultimi decenni l’insegnamento è divenuto l’unico approdo per tanti professionisti, laureati e non, che privi di lavoro, hanno trovato nella scuola una sorta di “refugium peccatrum”.