Mancano ancora due mesi circa al primo weekend della Formula 1 2018, e un mese ai testi invernali di Barcellona. Tutto, dunque, sembra fermo in attesa di sentir rombare nuovamente i motori delle monoposto, ma in realtà non è così perché, dietro quest’apparente silenzio, i vari team sono al lavoro per approntare e preparare le vetture in vista delle prime sfide stagionali. Naturalmente, gli occhi di addetti ai lavori e tifosi sono tutti puntati sulle due grandi rivali dello scorso anno e, quasi certamente, anche del 2018, Ferrari e Mercedes. Tenendosi ben lontane dalle luci dei riflettori, entrambe le scuderie stanno lavorando duramente per completare le proprie vetture che, nei rispettivi piani, dovranno permettere a Vettel e Raikkonen da una parte, e Hamilton e Bottas dall’altra, di andare a caccia del titolo piloti e costruttori. Proprio in questo fine settimana dovrebbero partire i primi assemblaggi che consentiranno di verificare con maggior precisione la bontà (in attesa del responso della pista) delle nuove macchine.
Le operazioni di montaggio cominciano dal serbatoio che, storicamente, è una delle componenti più difficili da inserire in una vettura di Formula 1. Difatti bisogna essere decisamente precisi nell’inserire la parte nell’apposita imboccatura e fissarla con sicurezza in tutte le sue sezioni, evitando di far cadere anche il più piccolo dei bulloni che potrebbe innescare grosse ripercussioni sull’intero funzionamento della monoposto. Fatto ciò, si passa dapprima alla scocca, poi al powertrain (il comparto motore completo di tutte le sue componenti), quindi la parte elettronica, le sospensioni e per finire la carrozzeria. Dopo aver terminato il montaggio, si procede con l’accensione che viene ripetuta in diverse occasioni, prima di smontare nuovamente la macchina e di verificare le singole sezioni.
Guardando in casa Ferrari e Mercedes, c’è da sottolineare come le due acerrime rivali abbiano scelto di lavorare su profili opposti in ottica Formula 1 2018. A Maranello si è deciso di allungare il passo rispetto alla precedente SF70H, per avere maggiori opportunità di sviluppare e far crescere in potenza il propulsore, puntando a raggiungere il limite dei 1000 cavalli già fatto segnare dagli avversari tedeschi. Di contro, in Mercedes la priorità al momento non è la prestazione velocistica del motore, ma avere delle vetture più brevilinee rispetto al recente passato. Dunque, mentre il “cavallino rampante” ha deciso di allungare le sue monoposto, le “Frecce d’argento” hanno operato un taglio netto, accorciando di ben 12 centimetri il passo delle vetture.
Quest’importante cambiamento starebbe creando già qualche grattacapo al team tedesco: infatti lo spazio ridotto nel vano motore starebbe innalzando notevolmente le temperature, andando a danneggiare di continuo gli scarichi. Un piccolo campanello d’allarme che ha spinto gli ingegneri e i tecnici della Mercedes a soffermarsi proprio su questo punto per risolvere il problema e far sì che il 26 febbraio, quando ci saranno i test a Barcellona, Hamilton e Bottas possano fin da subito “mostrare i muscoli” agli avversari, lasciando intendere che anche in questo 2018 le “Frecce d’argento” vogliono dominare in Formula 1.
Su un grosso interrogativo, invece, Ferrari e Mercedes risultano decisamente accomunate. Come ben sappiamo, da quest’anno il regolamento prevede che non si utilizzino più quattro power unit per 20 Gran Premi, ma soltanto tre per ben 21 gare. Un cambiamento non di poco conto, se si considera che tutti i team saranno chiamati ad approntare dei propulsori in grado di durare più a lungo in termini di affidabilità e prestazioni, passando da 5 a 7 weekend di gara di utilizzo: una percentuale del 40% in più rispetto al recente passato che, in un mondo come quello della Formula 1 in cui anche una candela (e la Ferrari ne sa qualcosa…) può fare la differenza, rappresenta indubbiamente un grosso fattore di rischio.
Patrizia Gallina