Circa 450 dipendenti di Amazon hanno fatto sentire la propria voce, scrivendo una lettera al presidente Jeff Bezos, nella quale gli hanno chiesto esplicitamente di bloccare la vendita di alcuni software alle forze dell’ordine statunitensi e al Pentagono. La notizia è stata diffusa da un impiegato che ha riportato la sua verità sulla piattaforma “Medium”.
L’uomo – per ovvie ragioni – ha preferito restare nell’anonimato, ma i responsabili del sito web hanno appurato la piena veridicità della comunicazione. Il lavoratore ha affermato che, qualche settimana fa, è stata inviata una missiva all’imprenditore statunitense, contenente la richiesta di porre un freno alla cessione di alcuni programmi, soprattutto quello relativo al riconoscimento facciale, alle autorità di polizia americane, poiché ci sarebbe il rischio di un utilizzo improprio e inadeguato dei sistemi tecnologici.
Nello specifico, i dipendenti di Amazon vorrebbero evitare che si evitasse di mettere a disposizione delle forze dell’ordine il sistema Rekognition di riconoscimento facciale, perfezionato e utilizzato dal colosso del commercio elettronico. Allo stesso tempo, hanno invitato Jeff Bezos a “cacciare Palantir”, ovvero l’azienda che sottintende ai programmi di deportazione e sorveglianza dell’agenzia dell’immigrazione dalla piattaforma Amazon Web Services, introducendo anche un maggior controllo da parte degli impiegati in merito alle cosiddette “decisioni etiche”.
La preoccupazione si basa su quanto già accaduto nel recente passato, quando alcuni software di sorveglianza innovativi e piuttosto potenti sono stati girati in concessione alle forze dell’ordine, e utilizzati su individui che non avevano fatto nulla di illecito. Inoltre è stato lanciato un allarme circa la mancanza, negli Stati Uniti, di una certa trasparenza pubblica che avrebbe causato danni alle comunità di colore e ai migranti che non facevano altro che esercitare i propri diritti. Nella parte conclusiva dell’articolo pubblicato su “Medium”, si legge che Bezos è pienamente a conoscenza di queste problematiche, avendo più volte dichiarato che esiste il pericolo che determinati programmi possano essere “utilizzati in modo improprio”. Tuttavia non ha mai spiegato come la sua società intenda evitare che si verifichino queste situazioni, non avendo ancora risposto nemmeno alla lettera dei suoi 450 lavoratori.
Questa vicenda ricorda un po’ da vicino quanto già accaduto in passato con Google e Microsoft, i cui dipendenti erano intervenuti per chiedere che le due società facessero un passo indietro, rivedendo gli accordi stretti con il Dipartimento della Difesa americano per motivazioni etiche. Intanto, proprio nelle ultime ore, pare sia giunta una breve reazione da parte di Jeff Bezos alla missiva dei suoi impiegati, giacché l’imprenditore 54enne avrebbe affermato: “Non si può lasciare da solo il Pentagono”.
Patrizia Gallina