Giulio Regeni

Giulio Regeni, nuovi testimoni: “Gli 007 egiziani inscenarono una rapina”

Nuovi aggiornamenti sul caso della morte di Giulio Regeni, il ricercatore friulano scomparso e poi trovato cadavere in Egitto nel febbraio del 2016.
Agli atti c’è la dichiarazione di un nuovo testimone, amico di Mohammed Abdallah, l’ambulante che tradì Giulio Regeni, il quale aggiunge nuovi elementi alle accuse raccolte dalle procura di Roma a carico dei quattro ufficiali egiziani sotto accusa.

Tre nuovi testimoni accusano i quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani di essere gli autori del sequestro, delle torture e dell’omicidio del ragazzo.
Lo si rileva dagli atti depositati dalla Procura di Roma in vista dell’udienza preliminare, fissata per il 29 aprile.
Secondo la stessa Procura gli 007 egiziani vennero a conoscenza del decesso di Giulio il giorno prima del ritrovamento del corpo e  inscenarono una rapina finita male.

Giulio Regeni: la nuova testimonianza

Il 25 gennaio – racconta il testimone – ho saputo da Abdallah della scomparsa del giovane Regeni. Mi disse che era a conoscenza del fatto che l’italiano si trovasse in un uffico della National Security”.
“Il 2 febbraio
– aggiunge – ero con Abdallah e ho notato che era spaventato. Mi ha spiegato che Regeni era morto e che, quella mattina, era in compagnia di un ufficiale di polizia che ricevette una telefonata da un collega del commisariato di Dokki”.

Nel corso della telefonata i due ufficiali – si legge ancora – avevano parlato di come indirizzare la responsabilità della morte del ragazzo verso una rapina.
L’ufficiale diceva che bisognava deformare il corpo fornendo il sospetto della rapina e accusare qualche pregiudicato del delitto”.
Esattamente quello che accadde qualche giorno dopo, quando cinque innocenti vennero accusati ingiustamente dell’omicidio.

Le prove raccolte dagli uomini del Ros e dello Sco hanno permesso alla procura di richiedere il rinvio a giudizio lo scorso gennaio.
Dopo la diffusione della notizia, una decina di persone hanno deciso di collaborare con gli inquirenti.
Tra queste solo tre testimonianze sono ritenute attendibili perché avrebbero fornito nuovi elementi compatibili con fatti già noti.
Secondo le accuse i quattro indagati, dopo la denuncia di Mohamed Abdallah, avrebbero “osservato e controllato, dall’autunno 2015 alla sera del 25 gennaio 2016, Giulio Regeni”.