Yara Gambirasio e Massimo Bossetti

Yara, i legali di Bossetti chiedono di esaminare i reperti della sua condanna

Si torna a parlare del caso di Yara Gambirasio. La 13enne di Brembate di Sopra fu trovata morta il 26 novembre 2010 in un campo nella località Chignolo d’Isola. Il Dna trovato sui leggings della ragazzina consentì di risalire all’identità del muratore Massimo Bossetti. Quest’ultimo è stato arrestato nel 2014 con l’accusa di omicidio. Nel 2018 è stato condannato all’ergastolo dalla Corte di cassazione.

I legali di Massimo Bossetti hanno chiesto di poter esaminare tutti gli altri reperti che la Procura avrebbe definito ‘scartini’ perché di secondaria o nulla importanza. Secondo le dichiarazioni dei consulenti di allora la traccia di Dna chiamata 31 G20 che rappresenta la “prova regina” nel processo che portò all’arresto di Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio “è forse l’unica traccia che è effettivamente esaurita”.

Accesso ai reperti che hanno portato alla condanna di Bossetti per la morte di Yara, la decisione spetta alla Corte

Durante l’udienza gli avvocati di Massimo Bossetti hanno quindi chiesto di poter visionare gli altri reperti definiti ‘scartini’ dalla Procura. Ciò è legato all’intenzione di presentare una richiesta di revisione che ha portato alla condanna di ergastolo nei confronti dell’uomo. Tramite i suoi legali Bossetti ha lanciato un appello. Quale? Ha chiesto il ripristino della legittimità ma anche della legalità. Sarà la Corte bergamasca a decidere se dare una svolta al caso e a decidere di conseguenza la sorte del muratore accusato di aver causato la morte di Yara Gambirasio.

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