Arrestato a João Pessoa, nel nordest del Brasile, Rocco Morabito, uno dei più importanti capi della ‘ndrangheta calabrese, inserito dal ministero dell’Interno italiano nell’elenco dei latitanti più pericolosi.
Morabito ha 54 anni ed è originario di Africo, in provincia di Reggio Calabria.
Deve scontare in Italia una condanna definitiva a 30 anni di carcere per associazione di stampo mafioso e traffico di droga.
Prima dell’arresto era considerato il più importante latitante italiano dopo Matteo Messina Denaro.
Un primo arresto del boss nel 2017 in Uruguay dopo 23 anni di latitanza.
Due anni dopo, però, la fuga dal carcere di Montevideo.
Arrestato anche Vincenzo Pasquino, latitante originario di Torino, anche lui inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi.
All’indagine hanno collaborato anche il gruppo dei carabinieri di Locri e quelli del comando provinciale di Torino.
Rocco Morabito: l’arresto in albergo
Secondo quanto rivelato dal Ministro della Giustizia brasiliano, Anderson Torres. “L’arresto compiuto dalla polizia federale dimostra, ancora una volta, il nostro impegno nella lotta alla criminalità. Congratulazioni per la brillante operazione di polizia e di intelligence”, ha detto Torres.
Il sito del Ministero della Giustizia e della sicurezza pubblica brasiliano ricorda che Rocco Morabito era ricercato dal 2019, dopo l’evasione in Uruguay, e sul suo capo pendeva un mandato di cattura emesso dal Supremo Tribunale Federale.
La soddisfazione della Dda
“Siamo soddisfatti di questa attività, iniziata il giorno dopo la sua fuga in stretta collaborazione con l’autorità giudiziaria e la polizia giudiziaria uruguaiana, in collegamento con la Dda di Reggio Calabria, i carabinieri del Ros del comando provinciale di Reggio Calabria e di Locri, successivamente con il supporto della Dea, dell’Fbi, della polizia brasiliana e Interpol. Abbiamo messo in campo tutte le eccellenze investigative per raggiungere questo risultato”.
Lo dice il capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.
“La fuga di Morabito poco prima dell’estradizione in Italia era una sconfitta. Ringraziamo anche la Direzione generale della Cooperazione internazionale del ministero che ci ha supportati in questa ricerca. Sono state messe in campo tutte le collaborazioni a livello internazionale di cooperazione di polizia giudiziaria che ci hanno consentito questo risultato importantissimo”, ha così concluso Bombardieri.
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