Oppido Mamertina (Reggio Calabria) – Un episodio riluttante, che manda in fumo i buoni propositi e le prese di posizione decise rese note da Papa Francesco nel corso della sua recente visita in Calabria. Il Pontefice si era recato nel cosentino, precisamente a Cassano allo Ionio, per visitare i luoghi che hanno dato i natali al piccolo Cocò, ennesima vittima innocente della malavita organizzata. Era il 21 giugno e tutta la Regione aveva accolto, con un metaforico grande abbraccio Josè Bergoglio, che dal “pulpito” terreno comunicava, tra gli applausi della platea, la sua dura “scomunica” agli pseudo uomini della ‘ndrangheta. Sono passate poco più di due settimane da quel giorno e la provincia di Reggio Calabria si trova nel mirino di ecclesiastici, forze dell’ ordine e politici per un atto tanto naturale – purtroppo – quanto irrispettoso nei confronti di Cocò e di tutte quelle persone che hanno avuto la sfortuna di vedere intrecciate le proprie vite con quelle dei malavitosi calabresi.
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INCHINIAMOCI AL BOSS. Siamo ad Oppido Mamertina, piccolo comune nell’ hinterland reggino. Nella giornata di ieri si è svolta la consueta processione della Madonna delle Grazie nella frazione di Tresilico. Migliaia di fedeli si accingevano a seguire il corteo guidato dalla statua, portata sulle spalle da alcuni parrocchiani. In testa alla processione, come di consueto, il parroco, le alte cariche istituzionali comunali, i Carabinieri. La celebrazione va avanti senza intoppi, finchè non accade l’ impensabile. Il silenzioso corteo si ferma davanti l’ abitazione del noto boss della malavita organizzata Peppe Mazzagatti, di 82 anni, ai domiciliari a causa delle sue precarie condizioni di salute: il sacerdote ed i credenti presenti alla processione, sotto lo sguardo sgomento degli uomini delle forze dell’ ordine, decidono di “rendere omaggio” al criminale locale, sostando per ben trenta secondi sotto il portone di casa sua.
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LA CONDANNA DI ALFANO. Immediata la reazione dei Carabinieri di Oppido Mamertina (Reggio Calabria) in servizio al momento della processione. Il Maresciallo dei CC Andrea Marino ha deciso di abbandonare la processione, seguito a ruota dai suoi sottoposti: piegarsi al volere della ‘ndrangheta attraverso assurdi comportamenti ossequiosi era troppo per degli uomini che prestano, a costo della vita, i loro servizi allo Stato per combattere la crescente piaga della malavita organizzata. Il Maresciallo, in tale circostanza, ha deciso di riprendere quella scena vergognosa, al fine di aprire un’ indagine che miri ad identificare i “fautori” di una tale iniziativa.
Plauso all’ atteggiamento delle forze dell’ ordine arriva dal Procuratore aggiunto presso il tribunale di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. ”I Carabinieri hanno fatto benissimo ad allontanarsi. I servitori dello Stato non possono tollerare il minimo compromesso o tentennamento nei confronti della ‘ndrangheta”. Fa eco alle dichiarazioni di Gratteri il Ministro Alfano, che ha definito l’ episodio avvenuto ad Oppido (Reggio Calabria) un “Rituale ributtante”. ”La lotta a tutte le mafie è anche nei comportamenti di chi si oppone ad antiche servitù e soggezioni di chi le omaggia ed è anche in chi prende le distanze da deplorevoli rituali cerimoniosi di chi soggiace alle loro logiche di violenza”, ha dichiarato Alfano, che ha continuato definendo Papa Francesco un vero combattente: “Qualche giorno fa il Pontefice ha detto che questa è l’ unica strada per una vera e propria rivoluzione sociale. Per un no forte a chi è schiavo del male e della cultura della morte”.
Una secca condanna agli episodi di Reggio Calabria è arrivata anche dal clero. Monsignor Nunzio Galatino, Vescovo di Cassano allo Ionio nonchè Segretario Generale della Cei, ha così commentato lo squallido inchino: “Chi ha fatto fare l’ inchino alla Madonna le ha fatto fare un gesto che la Madre di Dio non ha mai fatto. Si è inchinata la statua, non la Madonna – sentenzia Monsignor Galatino, che ha aggiunto anche – Resta forte l’importanza di quello che Papa Francesco ha detto proprio qui 15 giorni fa. Anzi fa emergere quanto bisogno ci sia di una traduzione in atti delle sue parole in termini di formazione, consapevolezza e sensibilizzazione. La lotta a questi fenomeni si fa formando le persone”.