Come annunciato dall’Amministratore Delegato del colosso farmaceutico Pfizer, Albert Bourla, il vaccino contro Omicron sarà pronto entro il mese di marzo.
“La speranza è riuscire a ottenere un prodotto che avrà una protezione migliore in particolare contro l’infezione, perché la protezione contro i ricoveri e la malattia grave è ragionevole in questo momento, con i vaccini attualmente a disposizione, finché si ha la terza dose“, ha detto Bourla.
Fabrizio Pregliasco e il vaccino per Omicron
Un vaccino specifico contro la variante Omicron sarà davvero utile per contrastare la diffusione del virus?
Il Professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano e Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi ha risposto ad alcune domande.
“Il meccanismo penso che sarà come quello della vaccinazione antinfluenzale. È necessaria un’integrazione degli studi. La registrazione rimane la stessa ma si fa uno studio di verifica. Cambiando la composizione c’è questo percorso formale da seguire“, dichiara Pregliasco in merito alle procedure da seguire.
Sulla necessità di avere un vaccino aggiornato per questa nuova variante Pregliasco ha detto: “Sicuramente alla fine di questo inverno un bel po’ di noi si sarà sicuramente infettato. Quindi la quota di soggetti ancora suscettibili in autunno-inverno sarà minore. Però ritengo si debba immaginare come minimo che ci sia la necessità di un richiamo vaccinale come per l’influenza. Una campagna vaccinale che si rivolga appunto ai soggetti più a rischio ed eventualmente anche ai più giovani che o desiderano“.
Pzifer: nuovi studi
Uno studio pubblicato da Nature Communications prodotto dall’Imperial College di Londra evidenzia come i linfociti T sono in grado di riconoscere il Sars-CoV-2 e proteggere dall’infezione.
I ricercatori, però, ci tengono a precisare alcune cose per evitare malintesi.
“Sebbene questa sia una scoperta importante, sottolineo che nessuno dovrebbe fare affidamento solo su questa protezione“, dice la ricercatrice Rhia Kundu.
“Il modo migliore per proteggersi dal Covid-19 è essere completamente vaccinati, compresa la dose di richiamo“, conclude.
Analizzando i campioni di 52 persone esposte al virus è emerso che nei 26 che non avevano contratto l’infezione erano presenti livelli più alti di linfociti T capaci di riconoscere il virus.