Probabile decisiva svolta nel caso di Pasqualino Porfidia, il bimbo di otto anni e mezzo sparito 24 anni or sono da Marcianise, in provincia di Caserta. Nella giornata di ieri, infatti, le forze dell’ ordine avrebbero rinvenuto dei frammenti ossei effettuando delle operazioni di scavo in un campo poco lontano dalla casa dei familiari di Pasqualino. Sia sul luogo del ritrovamento che sull’ appartenenza delle ossa (animali od umane?) gli investigatori mantengono, per adesso, il più assoluto riserbo. Quel che pare essere certo, però, è che assieme ai frammenti sarebbero stati rinvenuti dei brandelli di stoffa: potrebbero, forse, appartenere ai capi d’ abbigliamento indossati, in quella maledetta giornata di maggio del ’90, dal piccolo Pasqualino?
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L’ OMBRA DELLA PEDOFILIA. Pasqualino Porfidia, un bambino sorridente e felice come tanti altri a Marcianise, scomparve la mattina del 7 maggio del 1990. Erano circa le 11:30 quando il piccolo fu visto per l’ ultima volta dai familiari, che da allora non si danno pace. Le ricerche dei Carabinieri, ripartite a seguito dell’ istanza presentata dal legale della famiglia Porfidia lo scorso 7 marzo, sono ricominciate dall’ ultimo luogo in cui, presumibilmente, Pasqualino è stato visto vivo: la panchina situata all’ angolo tra Via Tevere e Via Arno. Secondo le indiscrezioni riportate, nella serata di ieri, dalla nota trasmissione televisiva “Chi L’ ha visto?” (che ha seguito con dedizione il caso Porfidia sin dall’ inizio), i resti ossei e i brandelli di stoffa sarebbero stati rinvenuti in un campetto poco lontano dalla casa dei Porfidia. Quella zona sarebbe stata battuta palmo a palmo dagli agenti, insieme ai Vigili del Fuoco, a partire dallo scorso 20 maggio.
Sul possibile movente del rapimento (e del presunto omicidio) di Pasqualino Porfidia, da sempre pende la pesante ombra della pedofilia. In un primo momento, gli investigatori in servizio nel 1990 erano persino arrivati a supporre che i colpevoli fossero proprio i genitori di Pasqualino i quali, stando alle prime, infruttuose ipotesi, avrebbero venduto il proprio figlio per “sbarcare il lunario”. Accusa sempre rigettata dalla madre e dal padre di Pasqualino, genitori che non si sono mai arresi e che hanno preteso, legittimamente, la verità sulla fine del proprio bambino. La pista pedofila è stata seriamente presa in considerazione a partire dal 2010 quando un 30enne di Marcianise, emigrato in Lombardia, si tolse la vita, motivando in una lettera il suo insano gesto.
“Quello che mi porto dentro è insopportabile” scriveva l’ uomo nella sua ultima missiva. “Avevo 8 anni quando quell’uomo mi veniva a prendere a scuola di nascosto e mi portava in campagna. Faceva delle cose brutte e poi mi diceva di non dirlo a nessuno, di stare zitto. Lo ha fatto molte volte ed io non ho mai avuto il coraggio di dirlo a mio padre”. Il ragazzo viveva, a Marcianise, poco lontano da casa Porfidia, in quella Via Arno che tutti abbiamo imparato, nostro malgrado, a conoscere. L’ ipotesi di un “orco” nel comune campano si era fatta sempre più concreta anche per merito di una dichiarazione rilasciata, qualche anno prima del suicidio del 30enne, da un cugino di Pasqualino ai reporter di “Chi l’ ha visto”, secondo la quale un 33enne che frequentava la stessa sala giochi dove si ritrovavano i bambini importunava i più piccoli, cercando loro di vendere riviste pornografiche.
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“CHI SA, PARLI”. Ipotesi dai contorni ancora poco chiari gravitano attorno alla scomparsa di Pasqualino Porfidia che, al momento del tragico evento, indossava un maglione viola con una pezza di colore giallo sulla spalla sinistra, pantaloni verdi e mocassini ai piedi. E’ importante, per gli inquirenti, conoscere l’ outfit indossato dal piccolo, per confrontare la dichiarazione rilasciata dai genitori con i brandelli di abiti rinvenuti vicino le ossa. La zona del macabro ritrovamento è battuta palmo a palmo da un cane molecolare, il cui infallibile fiuto va ad aggiungersi all’ ausilio di moderne tecnologie per rinvenire ulteriori tracce organiche di Pasqualino.
Rosa Lasco, la madre di Pasqualino Porfidia, saputa la notizia del rinvenimento dai Carabinieri, è svenuta. La donna, alla ricerca di risposte alle sue preghiere, ha da sempre sostenuto un coinvolgimento, seppure indiretto, dell’ allora parroco di Marcianise, Don Carlo. Secondo la signora Lasco, il religioso avrebbe omesso delle informazioni cruciali riguardanti la scomparsa del suo Pasqualino, ottenute forse per via di una confessione. Il sacerdote, però, ha sempre negato tutto. Molte piste, poche risposte riguardo alla scomparsa del piccolo Pasqualino. Gli interrogativi più inquietanti, però, potrebbero essere svelati proprio grazie alle ossa.