“Non frequentavo quella zona e quel giorno sono andato lì per comprare materiali per l’edilizia”: così Massimo Bossetti si difende dalle accuse che gravano maggiormente su di lui a causa di nuove informazioni circa la sua presenza a Chignolo il 6 dicembre del 2010. La data corrisponde a circa 10 giorni dopo la scomparsa di Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Bremate che l’uomo è accusato di aver rapito ed ucciso. Il corpo della giovane sarebbe stato ritrovato proprio a Chignolo, in alcune campagne incolte.
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Nessuna fattura al negozio dove Bossetti afferma di essersi recato riporta il suo nome quel 6 dicembre: il presunto omicida ha mentito ancora. Di nuovo un’amnesia, un’inesattezza? Troppe sono le incongruenze nel racconto che finora l’uomo ha fornito agli inquirenti sui suoi trascorsi nella cittadina dove all’inizio aveva detto di non essersi mai recato, dovendo poi ammettere tante cose e smentendo le proprie dichiarazioni precedenti.
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Stavolta però il collegamento tra Bossetti ed il luogo del ritrovamento di Yara potrebbe essere determinante: le celle telefoniche lo registrano in una zona compatibile con il campo in cui è stato trovato il corpo della 13enne. Cos’era andato a fare lì? Forse stava controllando se il cadavere era ben nascosto o addirittura se era ancora lì? Ancora non ci sono risposte a questi interrogativi, che restano aperti finché lo stesso Bossetti, che di recente ha dichiarato di voler collaborare con gli inquirenti per dimostrare la propria innocenza, continuerà a mentire.