Vladimir Putin fa rotta verso la Siria, preceduto da alcuni rinforzi militari inviati sul territorio, prima di tutto però è necessario che superi una tappa intermediaria: il presidente russo, che da otto anni non mette piede negli Stati Uniti, dovrà lanciare a New York il 28 settembre, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, un appello per riunirsi e allearsi contro l’organizzazione dello Stato islamico. Il piano di Putin si basa su una nuova alleanza internazionale che associa il presidente siriano Bachar Al-Assad e il suo esercito nella lotta contro l’organizzazione jihadista. Un problema di grande importanza per gli occidentali e i loro alleati, che lega la risoluzione del conflitto alla partenza del clan di Assad e all’attuazione di una transizione democratica con l’opposizione, in parallelo con le offensive aeree contro lo Stato islamico.
La riunione di 15 capi di Stato e di governo tenutasi a luglio a Oufa, in Russia, per parlare della questione dell’Asia e del Medio Oriente aveva già permesso a Putin di testare la sua idea di coalizione alternativa. Il vertice sull’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, organizzato tra sei ex paesi sovietici a Douchanbé, in Tadjikistan, martedì 15 settembre, ha fornito l’occasione a Vladimir Putin per preparare il terreno. Il presidente russo, designando quelli che, ai suoi occhi, “utilizzano i gruppi terroristici per raggiungere i propri obiettivi tattici, compreso anche un cambiamento di governo e di regime” ha affermato: “Bisogna mettere da parte le ambizioni geopolitiche e abbandonare le norme di ‘doppio standard’”. Un’allusione implicita ai paesi del Golfo e occidentali. Mosca, che tenta di rimettere in sella il suo debole alleato, stima che senza Damas non si potrà fare nulla.
Bassma Kodmani, direttrice del circolo di riflessione Arab Reform Initiative, ha dichiarato: “C’è coerenza nella posizione russa. Vogliono rinforzare Bachar Al-Assad e ridare credibilità all’esercito siriano, l’epicentro del loro potere in Siria, nell’ottica di una negoziazione i cui termini saranno loro favorevoli”. Salam Kawakibi, politologo dell’Arab Reform Initiative, ha aggiunto: “I Russi hanno capito che Assad non esisterà più tra qualche anno. Non vogliono rinforzare lui, ma la loro posizione in Siria. Tutto il mondo fa affidamento su Putin perché trovi una soluzione mediana, e il piano Mistura rientra in questo registro”.