3,4 miliardi di euro, pari allo 0,22% del Pil nazionale: è questo il contributo che Airbnb, il portale leader nel settore dell’ospitalità, ha dato all’economia italiana nel 2015, supportando l’equivalente di 98.400 posti di lavoro. Ad affermarlo è lo stesso portale, che ieri ha presentata a Roma un rapporto commissionato a Sociometrica e intitolato “Fattore Sharing: l’impatto economico di Airbnb in Italia”. Lo studio sull’economia italiana fa seguito ad altre analisi simili che nei mesi scorsi hanno approfondito realtà come Giappone, Regno Unito, Spagna e Francia.
Il rapporto prende in esame gli 82.900 utenti italiani che hanno scelto di mettere a disposizione la propria casa sul portale Airbnb (gli host) per una media di 24 notti per anno. Secondo lo studio, che prende in considerazione tutti i viaggi effettuati in Italia tra gennaio 2015 e gennaio 2016, il ricavo medio annuale ottenuto dagli host è stato pari a 2.300 euro. Lo studio delinea il profilo tipo degli host Airbnb: si tratta di persone comuni, che offrono servizi ricettivi su base non professionale e decidono di condividere la loro prima o seconda casa per ottenere una fonte di reddito addizionale (per quanto limitata) ad integrazione del reddito principale. Dalla ricerca emerge infatti che la maggior parte degli host ha un reddito inferiore al reddito medio pro capite italiano (pari a 22.200 euro). L’87% degli host ha 1 o 2 annunci attivi.
Oltre ad aiutare gli host a far quadrare i bilanci familiari, Airbnb supporterebbe l’intero sistema turistico nazionale. Infatti la possibilità di soggiornare in una delle abitazioni messe a disposizione sul portale, in alternativa ai più tradizionali hotel o b&b, nel corso del 2015 ha attirato più visitatori nel Belpaese incentivandoli a fermarsi più a lungo. La durata media del soggiorno presso una casa Airbnb è stata pari a 3,6 notti, maggiore delle 3 notti di soggiorno medio nelle soluzioni ricettive tradizionali. Il soggiorno prolungato si è tradotto in una maggiore spesa pro capite da parte dei visitatori e, dunque, in un maggior contributo all’economia locale.
Ma non è tutto. Secondo la ricerca Airbnb avrebbe anche dato nuovo slancio a località al di fuori dei tradizionali circuiti turistici, consentendo anche a realtà finora poco conosciute di beneficiare del grande afflusso di turisti nel nostro paese. Il Country Manager per l’Italia di Airbnb Matteo Stifanelli ha dunque affermato che “Airbnb rappresenta un’opportunità per il Sistema Paese, [aiutando] il turismo a crescere e a diversificarsi nel Paese, diffondendo benessere economico a nuove comunità e imprese locali e rappresenta un sostegno per migliaia di cittadini, aiutandoli a far quadrare i conti a fine mese. Per questo abbiamo sempre offerto la nostra collaborazione nello sviluppo di provvedimenti che aiutino gli italiani a condividere la propria casa e il paese a beneficiare delle potenzialità della sharing economy”.
Le prospettive per la società, fondata nell’agosto 2008 a San Francisco in California, sembrano rosee. Secondo un recente studio della Juniper Research sul futuro della sharing economy a livello mondiale, il fatturato complessivo di Airbnb dovrebbe arrivare a quota 6,1 miliardi di dollari entro il 2019 (dagli attuali 2,3 miliardi), registrando una crescita del 165%, superiore a quella di Uber.