Nel corso della sua lunga e trionfale storia, solo in due occasioni la Nazionale italiana non ha partecipato ai mondiali di calcio: la prima nel 1930, per cause che non rientrano nei risultati sportivi; la seconda nel 1958, in seguito alla sconfitta per 2-1 subita in casa dell’Irlanda del Nord. Da quel momento, seppure tra alti e bassi, gli azzurri sono sempre stati protagonisti della fase finale della competizione internazionale, ottenendo ben quattro trionfi che l’hanno resa una delle nazionali più titolate di sempre. Ad ormai sessant’anni di distanza dalla clamorosa esclusione del 1958, la storia potrebbe clamorosamente ripetersi, soprattutto dopo la pesante debacle dell’Italia di venerdì 10 novembre in quel di Solna, ad opera della Svezia.
Una sconfitta pesante non tanto nel risultato (1-0), ma nella prestazione degli azzurri che ha lasciato piuttosto sconcertati addetti ai lavori e tifosi. Gli svedesi, pur non godendo di grandi qualità tecniche, sono riusciti a sovrastare la Nazionale italiana per carattere, grinta e spirito di gruppo. Le lamentele di Gian Piero Ventura al termine del match in merito ad un presunto “gioco sporco” ed eccessivamente fisico degli scandinavi lasciano il tempo che trovano e risuonano come un alibi piuttosto debole per spiegare una complessiva condotta di gara insufficiente da parte della compagine nostrana. Gli azzurri, infatti, non solo non sono stati in grado di far valere il miglior tasso tecnico rispetto agli avversari di turno, ma si sono di fatto “consegnati” alla vivacità e alla voglia di imporsi svedese, producendo poco e nulla sotto l’aspetto del gioco e delle occasioni da rete. Anzi, come ha fatto notare gran parte della stampa al termine del playoff di andata del 10 novembre, l’opportunità capitata a Belotti nelle fasi iniziali della sfida e il palo colpito da Darmian nella ripresa, paradossalmente hanno fatto intuire che, con qualche idea in più e una maggiore organizzazione di gioco, sarebbe stato possibile, eccome, mettere in difficoltà Granqvist e compagni. Invece il campo ha premiato il cosiddetto “animus pugnandi” della Svezia, con un tiro di Johansson che, su deviazione di De Rossi, al 16° del secondo tempo ha spiazzato Buffon.
Al termine dell’incontro, inevitabilmente è salito sul banco degli imputati Gian Piero Ventura. Dopo aver ereditato da Antonio Conte una Nazionale rinfrancata nel morale e nello spirito da un campionato europeo giocato ad alti livelli, con una bella vittoria sulla Spagna ed una resa (non incondizionata) nei confronti della Germania poi laureatasi trionfatrice della competizione, l’ex allenatore del Torino, ingaggiato dalla FIGC soprattutto per rinnovare e svecchiare la squadra, lanciando giovani di talento, col tempo non solo non sembra essere riuscito a raggiungere quest’obiettivo, ma ha anche mostrato una costante involuzione dal punto di vista tecnico-tattico. Il commissario tecnico, infatti, ad oggi mostra ancora un bel po’ di dubbi sul modulo e sul sistema di gioco, oscillando costantemente dal 3-5-2 di “Contiana” memoria, al 4-2-4 che l’ha reso celebre e che non riesce a far decollare con gli interpreti che solitamente convoca per le partite degli azzurri.
Purtroppo è vero che l’attuale generazione di calciatori non consente all’Italia di schierare i grandi giocatori che abbiamo avuto in passato, in grado di risolvere da soli partite complicate, ma è pur vero che, dopo la breve “epoca-Conte”, era emerso come la capacità del tecnico pugliese di cementare il gruppo, di puntare sulla grinta e sulla personalità potessero sopperire ad un bagaglio tecnico non eccelso. E Gian Piero Ventura, in queste ore, è finito nel mirino anche per quest’aspetto: in molti, infatti, considerano la scarsa esperienza ad alti livelli dell’allenatore genovese uno dei fattori principali del poco carattere messo in campo dall’Italia nelle gare che contano tra Spagna e Svezia. Se ad una certa confusione tattica, infatti, si aggiunge anche una sorta di “inadeguatezza” mentale degli azzurri che soccombono di fronte alla grinta avversaria, diventa davvero complicato avere la meglio su qualunque team.
In vista della gara di ritorno di lunedì 13 novembre a San Siro, ci si attende qualche novità di formazione, con Ventura che dovrebbe cambiare per l’ennesima volta modulo e sistema di gioco, a conferma di una generale confusione che, probabilmente, alberga in casa azzurra. L’allenatore ha chiamato a raccolta il pubblico del Meazza, considerando fondamentale la sua spinta per ribaltare il risultato dell’andata, superare la Svezia e accedere, così, ai Mondiali di Russia 2018. Eppure, come ha fatto giustamente notare Walter Zenga ai microfoni della Rai, sembra piuttosto scontato che i tifosi italiani sosterranno la squadra che, invece, dovrebbe pensare a guadagnarsi l’affetto del pubblico, entrando in campo già con l’entusiasmo, la convinzione, le idee e la voglia di cancellare gli incubi di Solna. Un’impresa che, tenendo conto di quanto (non) abbiamo visto nella prima sfida, ad oggi sembra davvero ardua, con lo spettro della terza esclusione dell’Italia dai mondiali che si fa sempre più grande.
Patrizia Gallina