In Islanda da questo gennaio è entrata in vigore una nuova legge che era stata approvata nel 2017 sia con il consenso della maggioranza che dell’opposizione. Trattasi di una legge che garantisce la parità assoluta di uomo e donna, con particolare riguardo all’aspetto salariale, in quanto stabilisce che in ogni azienda con almeno 25 dipendenti, in ogni ministero, istituzione o pubblica autorità, le donne a parità di lavoro percepiscano lo stesso salario degli uomini. Se qualcuno non dovesse rispettare questa legge la polizia e le autorità del tribunali provvederanno con pesanti multe.
Il Ministro dell’uguaglianza e degli affari sociali, Thorsteinn Viglundsson, tempo fa aveva dichiarato «È il momento giusto per fare qualcosa di radicale: i diritti umani sono diritti uguali per tutti. Dobbiamo fare in modo che gli uomini e le donne godono di pari opportunità sul luogo di lavoro. È nostra responsabilità adottare ogni misura per raggiungere questo obiettivo». Nel mese di ottobre migliaia di donne di tutto il pease avevano smesso di lavorare alla stessa ora (le 2.38) per protestare contro la differenza di paga rispetto agli uomini. L’Islanda già da diverso tempo aveva una legge che prevedeva parità salariale tra uomo e donna, tuttavia questo non avveniva poi nella sostanza, dunque è stata introdotta questa legge al fine di mettere a nudo le non facili da provare, discriminazioni salariali.
Questa legge è la prima al mondo che impone la parità di genere anche per quanto riguarda l’aspetto contributivo. Non stupisce che a dare il bell’esempio sia stata proprio l’Islanda, che da tempo è considerata uno dei paesi più avanti per quanto riguarda la condizione della donna. Non solo, l’Islanda è ritenuta da molti il pease più femminista, e pro gender equality di tutti. Le sue leggi su questo aspetto sono ritenute dalle Nazioni Unite, molte ong e autorità internazionali, esemplari.