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Emilia-Romagna: proposto l’obbligo di vaccini per medici e infermieri

La regione Emilia Romagna ha proposto che in certi reparti, per poterci lavorare, medici e infermieri si debbano sottoporre a determinati vaccini come il morbillo, la rosolia, varicella, e la parotite. Qualora non ci si sottoponesse a questi vaccini, non si incorrerebbe nel licenziamento, ma si verrebbe “spostati a mansioni equivalenti o inferiori”. In questo secondo caso lo stipendio non verrebbe però diminuito.

La proposta è però rivolta a delle “aree sanitarie ad alto rischio” previamente individuate. Il rischio è inteso sia in relazione agli operatori che ai pazienti. Si tratterebbe dei seguenti reparti oncologia, ematologia, trapianti, neonatologia, ostetricia, pediatria, malattie infettive, pronto soccorso e rianimazione. Chi non si sottopone al vaccino può essere spostato temporaneamente, ovvero fino a quando non provvede a vaccinarsi, oppure definitivamente. Secondo Fausto Francia, ex capo del Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl, solo il 20% dei medici della regione si vaccina. Approssimativamente gli operatori sanitari coinvolti sarebbero intorno ai 10mila, tra questi però c’è sicuramente chi ha già avuto le malattie in questione, o ha già fatto la profilassi.

L’accordo è stato inviato ai sindacati, e dovrà essere discusso, insieme a questo è stato inviato uno studio di novanta pagine redatto da quattordici studiosi di altrettante aziende sanitarie della Regione. Da questo studio emerge che “Le vaccinazioni negli operatori sanitari hanno una triplice valenza, proteggono l’utente del servizio sanitario; l’operatore sanitario che per motivi professionali è maggiormente esposto al contagio; tutelano il servizio sanitario che, in situazioni epidemiche, potrebbe fronteggiare una carenza acuta di personale”.