Il giorno dell’incarico a Matteo Renzi è arrivato. “Ci metterò tutta l’energia e il coraggio che ho, è la volta buona”, confida, non senza emozione, l’ex sindaco di Firenze,
Con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano i due hanno espresso la comune convinzione che il governo dovrà durare fino al 2018, e che si dovrà dare priorità assoluta alle riforme istituzionali e economiche. Renzi vuole imporsi come un uomo del fare che cambierà l’Italia: in questo senso deve intendersi il fatto che ha sciorinato le riforme che vuole fare nei prossimi mesi: a febbraio le riforme istituzionali, a marzo quella del lavoro, ad aprile quella della pubblica amministrazione e a maggio quella del fisco.
La comunicazione renziana ci narra di collaboratori che lavorano alacremente a vari dossier, annunciati rivoluzionari per il nostro Paese. Al di là delle intenzioni e delle parole, c’è il fatto della presa del potere nel modo più vecchio che esista e la realtà di percorsi istituzionali invariati rispetto a quelli che aveva Enrico Letta, per cui la grandezza o meno di Renzi, si misurerà nella sua capacità di passare dalle parole ai fatti dovendo affrontare “la palude” parlamentare, a meno ché egli non abbia in tasca un patto di non belligeranza con Forza Italia, che gli faciliterebbe non poco il compito.
Per non fare la fine del pollo Renzi ha solo una strada: entrare nella Storia e cambiare davvero il nostro Paese.