“Non posso ripensarci, vado al manicomio. Secondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli, anche la direttrice“.
Queste le parole di Vincenzo Cacace, ex detenuto sulla sedia a rotelle nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
“Sono stato il primo ad essere tirato fuori dalla cella insieme con il mio piantone perché sono sulla sedia a rotelle”, racconta.
“Ci hanno massacrato, hanno ammazzato un ragazzo. Hanno abusato di un detenuto con un manganello. Mi hanno distrutto, mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta. Voglio denunciarli perché voglio i danni morali“.
Agli atti dell’indagine figurano anche le chat estrapolate dai cellulari sequestrati agli indagati: agenti, graduati e funzionari.
Secondo quanto ha reso noto il procuratore Maria Antonietta Troncone durante la conferenza stampa di lunedì scorso, l’ex capo del Dap sarebbe stato informato della conclusione della “perquisizione straordinaria“.
Violenze in carcere: le parole della Ministra Cartabria
“Un’offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della Polizia Penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere”.
Queste le parole dopo la visione delle immagini della Ministra per la Giustizia, Marta Cartabria.
Il Ministero della Giustizia ha annunciato che “sono state immediatamente disposte le sospensioni di tutti i 52 indagati raggiunti da misure di vario tipo. Il Dap sta valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di iniziative cautelari, e ha disposto altresì un’ispezione straordinaria nell’Istituto del casertano, confidando nel pronto nulla osta dell’Autorità Giudiziaria”.
Scene simili a una mattanza
I detenuti vengono fatti sfilare uno dopo l’altro tra gli agenti e a ogni passaggio vengono picchiati.
I colpi inferti anche con le mani coperte da guanti.
Si vedono anche i detenuti presi di mira coprirsi il volto per non essere colpiti.
Tutti gli agenti distribuiscono colpi e quasi tutti indossano le mascherine.
Un altro detenuto è spinto sulla sedia a rotelle da una guardia con casco e scudo che non risparmia colpi di manganello addosso.
Dopo l’invalido escono altri quattro detenuti, tutti colpiti alla testa da una guardia con i capelli bianchi e da altri colleghi.
Ognuno che esce dopo il portatore di handicap dalla stanza riceverà questo tipo di trattamento.
Nessuno si ribella.
Quasi tutti si fanno schermo con le mani e camminano con la testa abbassata.