15.000 euro, ma c’è anche il rischio di reclusione fino a 1 anno. Questa storia, peraltro, ha del raccapricciante, proprio poiché madre e figlia avevano avuto insieme un rapporto a tre con l’animale domestico: se la sevizia dell’animale in sé può far pensare a dei disturbi mentali nell’individuo, il coinvolgimento di un consanguineo, addirittura la figlia, aggrava lo stato delle cose.
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Il fenomeno, infatti, è definito “Zooerastia” e comprende l’avere rapporti sessuali con animali non umani, ma non costituisce di per sé un vero e proprio reato e, di fatto, non è contemplata nel codice penale, ma in casi come quello odierno si tratta di veri e propri stupri.
Addirittura, riportiamo la notizia di un bordello danese, che proprio in questi giorni ha concesso ai propri clienti la pratica sessuale con animali ed il governo non ha interferito con questa scelta.