Enrico Letta cerca di uscire dall’angolo e di non rendere ineluttabile il destino di essere sostituito da Matteo Renzi. Direttamente da Sochi, il presidente del Consiglio ha annunciato che la prossima settimana, prenderà l’iniziativa per sbloccare la situazione che paralizza l’attività del suo governo, inoltre ha dichiarato di essere “fiducioso nel sostegno del suo partito”.
Renzi, impegnato in Sardegna nella campagna elettorale per le prossime elezioni regionali, ha commentato: “Era ora. Adesso non ci rimane che aspettare” . Renzi, nel suo comizio, ha ribadito il suo no ad un eventuale rimpasto di governo affermando: “Quando mi parlano di rimpasto mi prendono le bolle e torno a Firenze”; inoltre non si pente di avere scritto la bozza di riforme istituzionali con Berlusconi: “Noi scriviamo le regole con Berlusconi per poi batterlo. Le regole si scrivono tutti assieme, è un errore farle da soli, come è stato fatto ultimamente in Italia”.
Al di là delle scaramucce verbali , la realtà delle cose non cambia: Letta e Renzi sono due galli nello stesso pollaio e la loro coesistenza è una contraddizione in termini, perché diversi sono gli interesi a lungo termine dei due soggetti, a meno che non si pensi di dare a Letta un ruolo istituzionale “Super Partes”, anche se è troppo giovane per la posizione che potrebbe trovarlo d’accordo ossia la presidenza della Repubblica, per cui continua la telenovela all’interno del Pd.
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