Roma – Una storia allucinante quasi più del recente scandalo sulle baby-squillo dei Parioli: la Capitale sembra quasi essersi ridotta alla patria di simili gravità, come testimoniano le recenti notizie sull’irrefrenabile movida romana. Eppure, le giovanissime baby-prostitute ammisero successivamente il proprio rammarico riguardo uno stile di vita irrispettoso di sé e degli altri, come accadde anche ad Imperia per un cliente che rifiutò la prestazione sessuale di una minorenne. La categoria resta comunque alla mercé degli atti di delinquenza più efferati e privi di buon senso, mentre ancora personaggi di notevole influenza mediatica cercano la legittimazione del “mestiere più vecchio del mondo” nel nostro Paese.
Il caso odierno, invece, sembra non lasciar spazio ad interpretazioni o scusanti per una madre che non pare neanche più degna di tale nome. I Carabinieri della Stazione di Roma Ponte Milvio hanno arrestato la donna nel pomeriggio di ieri, mentre stava avendo un rapporto sessuale con un cliente, nella propria auto. Lei, una prostituta 26enne di origine somala, intratteneva un 70enne romano nell’area di sosta di viale di Tor di Quinto. Nulla di scandaloso fin qui, abituati come siamo ad una quotidianità sempre più anomala. Tuttavia, i Carabinieri hanno trovato sul sedile posteriore il figlio di appena due anni della donna, aggravante che ha permesso ai giudici di condannare la 26enne alla detenzione nel carcere di Rebibbia.
L’uomo, invece, è stato incarcerato nella struttura di Regina Coeli, sempre secondo quanto stabilito dall’Autorità Giudiziaria. Peraltro, il bambino è stato riaffidato alla madre, con grande stupore dell’opinione pubblica. Di fatto, nonostante sia una fortuna che lo Stato italiano non disponga di servizi sociali alla pari del rigore di quelli britannici, pare quasi inconcepibile il riaffido del bambino alla straniera, vista l’indifferenza della donna alla presenza del minore durante le proprie prestazioni sessuali.