Caso Aldrovandi, altro che scuse: il Sap si difende e tira dritto

Aldrovandi Sap

Aldrovandi – Dopo la standing ovation che gli agenti di polizia del Sap hanno riservato lo scorso 30 aprile ai tre colleghi condannati per l’uccisione del giovane Federico Aldrovandi (LEGGI A PROPOSITO: Omicidio Aldrovandi: i poliziotti applaudono i colleghi assassini), ecco arrivare la puntualizzazione ufficiale. Il segretario del Sindacato Autonomo di Polizia, Gianni Tonelli, scrive una lettera “di ammenda pubblica” al Capo dello Stato: “Le nostre azioni sono state travisate: l’applauso incriminato si è sviluppato spontaneamente al termine della presentazione di una campagna di verità e giustizia in favore di tutti i colleghi che tutti i giorni sulle strade con dedizione, professionalità e mal corrisposti, chiedono solamente di poter tutelare i diritti dei cittadini, la legalità, la pacifica convivenza e l’ordine costituzionale”.

In questi giorni una vera e propria bufera mediatica si è abbattuta sul Sap in seguito all’episodio deprecabile. Ne hanno preso subito le distanze tutti gli altri sindacati di polizia. Queste le parole di Daniele Tissone, segretario della Silp-Cgil: “Una cosa è difendere i diritti dei lavoratori in relazione agli strumenti dati dalla nostra Costituzione, altra cosa è una deriva corporativa che non rende giustizia alle migliaia di donne e uomini in divisa che con sacrificio svolgono correttamente il proprio dovere”. Sono intervenuti anche il Ministero dell’Interno con lo sdegno di Angelino Alfano e il Capo della Polizia Alessandro Pansa, che mercoledì pomeriggio ha incontrato Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, ed ha promesso importanti modifiche al regolamento interno per evitare il rientro in servizio di poliziotti condannati per gravi reati. A completare questo quadro di mobilitazione generale, Giorgio Napolitano si è  unito alla reazione di disgusto del Paese, inviando una lettera a Patrizia Moretti e definendo il comportamento del Sap “indegno”.

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Accerchiato ed isolato, il Sap ha deciso di mandare, a sua volta, una lettera al Capo dello Stato per stemperare la tensione. Non si tratta di alcun dietrofront: il sindacato non rinnega assolutamente il gesto. Le sue sono parole di chiarimento e puntualizzazione. L’obiettivo sembra essere soprattutto quello di liberarsi dalle accuse di aver disonorato la divisa: “La sua autorevole e perentoria censura rappresenta per la mia persona un marchio di infamia e un fardello di vergogna e sofferenza dai quali non riuscirò mai ad affrancarmi”, scrive Gianni Tonelli. Allegando alla lettera la registrazione audio dell’evento, il Sap vuole dimostrare “che l’applauso dura appena 38 secondi e che non è in alcun modo riconducibile alla tragica morte del giovane e al dolore della famiglia verso la quale nutriamo sinceri sentimenti di deferente rispetto”. Ma di scuse ufficiali non c’è traccia.

PARLA LA MADRE: “NON LI PERDONERO’ MAI” – Intervistata dal quotidiano “Nuova Ferrara”, Patrizia Moretti esprime per l’ennesima volta il suo dolore:  “Io quei quattro non li perdonerò mai. Non ci può essere perdono senza pentimento. Gli eventi recenti vanno nella direzione opposta. Con quell’applauso sono stati elevati a simboli, a modelli. Questo allontana moltissimo qualsiasi possibilità”.