Altro che lieto fine! I film animati targati Disney che hanno allietato la nostra infanzia altro non sarebbero che una versione altamente “edulcorata” dei racconti dai quali i celeberrimi “cartoons” sono stati tratti. Lo “zio” Walt è stato perspicace: nonostante le ripetute accuse di aver inserito, all’ interno delle proprie opere, ripetuti e ben poco “bambineschi” messaggi subliminali, lavori come “Pinocchio”, “Binacaneve” e “La Sirenetta” vengono ricordati dai più per la morale sentimental-buonista che sfocia, sempre e comunque, in un rassicurante “happy end”.
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I lungometraggi Disney, però, restano alcune tra le pellicole più analizzate, “eviscerate” e revisionate da critici e curiosi, i quali non mancano di fornire sempre più tasselli fondamentali per conoscere davvero le fiabe che hanno caratterizzato la nostra infanzia. E’ scoperta recente che alcune delle trasposizioni cinematografiche prodotte da Walt Disney presentino delle conclusioni realizzate “ad arte”, che ben poco hanno a che vedere con gli scritti originali, ai quali gli sceneggiatori hanno fatto attinto per costruire le loro trame; tali fiabe, ben note alla cultura popolare proprio grazie ai lungometraggi Disney, in realtà risultano essere opere per nulla adatte ai più piccoli: le reali conclusioni di tali storie, infatti, potrebbero riecheggiare più ad un film di Quentin Tarantino che alle opere del colosso della produzione d’ animazione statunitense.
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Non ci credete? Alcuni, notissimi esempi di opere firmate Disney potrebbero farvi “accapponare la pelle” per la crudezza proposta nella loro originaria versione “cartacea”. Prendiamo “La Sirenetta”, per esempio. Nella versione cinematografica del 1989, la protagonista Ariel riesce a coronare i suoi desideri d’ amore e di libertà in un solo colpo: diventa umana e sposa il suo amato principe Eric. La fiaba di Hans Christian Andersen, pubblicata nel 1836, propone un finale ben più tragico. Ariel sacrifica sé stessa piuttosto che uccidere il suo principe, il cui sangue le garantirebbe la salvezza. Il ragazzo, inoltre, sposerà un’ altra. Alla sirenetta non resta che diventare una figlia dell’aria, che potrà ambire al Paradiso, dopo “soli” 300 anni di buone azioni.
Non va meglio al caro, “vecchio” Pinocchio, che diventerà un bambino vero solo attraversando una marea di vicissitudini al limite del grottesco. Nella mente di “papà” Collodi, il burattino dal cuore tenero e dalla propensione a dire bugie, verrà inseguito dai Carabinieri, vedrà morire l’ amico Lucignolo e dovrà lavorare duramente per garantire la sua redenzione, nonché la salvezza di Geppetto. Nulla a che vedere con la trasposizione filmica di successo Disney datata 1940, che mostra, tra le innumerevoli variazioni al romanzo, una Fata Turchina già adulta, ignorando totalmente la “morte” della bambina dai capelli azzurri, “Morta di dolore per essere stata abbandonata dal suo fratellino Pinocchio”, rappresentata nella storia di Collodi. Una sorte cruenta toccherà anche a Cappuccetto Rosso e alla sua amata nonnina, nella versione fiabesca proposta dal francese Charles Perrault (1697), antecedente a quella più “rosea” dei fratelli Grimm. La “ragazza attraente e di buona famiglia” presentata dallo scrittore transalpino, verrà sbranata viva, assieme all’ immancabile nonnina, dal lupo cattivo.
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Gli esempi di “rovesciamento della medaglia” attuati da Walt Disney e dal suo staff non finiscono certo qui. Altre opere “vittime” del rimaneggiamento del magnate dell’ animazione sono state Mulan (da concubina dell’ Imperatore, a simbolo di eroina e donna indipendente nell’ omonima trasposizione filmica), Hercules (altro che eroe invincibile! Il mitico personaggio della mitologia greca fu bruciato vivo da sua moglie) e Biancaneve (sopraffatta dal cacciatore, che uccidendola soddisferà i bisogni “cannibali” della strega cattiva). Uno dei finali originali più sconvolgenti vede protagonista la bella nativa americana Pocahontas.
Nel classico remake Disney (1995), la bella indiana dai lunghi capelli neri ama, ricambiata, l’ esploratore inglese John Smith. La vera storia di Pocahontas, però, riserverebbe dei lati ben più oscuri. La 12enne Pocahontas, rapita da alcuni coloni inglesi, che volevano usarla come “merce di scambio” per ottenere la liberazione di alcuni loro connazionali, pare fu violentata ripetutamente. L’ adolescente, convertitasi al Cristianesimo, sposò il vedovo John Rolfe. Dalla loro unione nacque un bambino. Tutt’altra storia, ben lontana dal romantico e sognante finale, cucitole addosso dal re del marketing Walt Disney.