Tratta degli schiavi, Italia bocciata: “Non punisce i mercanti”

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Il Consiglio d’Europa lancia l’allarme: l’Italia pone scarsa attenzione sulla lotta alla tratta degli schiavi. La nostra legislazione ha grosse carenze dal punto di vista legislativo, in particolare in un punto: le condanne per i mercanti di esseri umani del XXI secolo.

Nel rapporto sull’Italia pervenuto direttamente dal Greta, meccanico di monitoraggio del Consiglio d’Europa, si legge: “I dati forniti non rivelano la vera ampiezza del fenomeno” del commercio di nuovi schiavi. Nel nostro Paese, infatti, i meccanismi non sono per niente adeguati ad individuare le vittime e si presta “insufficiente attenzione alle tratte che non hanno come scopo lo sfruttamento sessuale”. Questo significa che non vengono prese in considerazione gli sfruttati del caporalato agricolo, le badanti, le collaboratrici domestiche ed i minori che sono “utilizzati” per l’accattonaggio. Il rapporto del Greta evidenzia come l’Italia non ha, e non sta attuando, un piano d’azione nazionale sulla tratta degli umani e non ha tutti gli strumenti che possiedono altri Stati che sono definiti Paesi di arrivo e di transito delle vittime. Il Consiglio d’Europa chiede, inoltre, alle autorità italiane di “adottare con urgenza un piano d’azione nazionale che definisca priorità, obiettivi, attività concrete e responsabili per la loro attuazione”.

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POSSIBILE PENA? – L’Italia, a partire dal 1999, ha assistito oltre 29.000 vittime della tratta degli schiavi. Tra il 2009 ed il 2012 migliaia di mercanti di schiavi sono stati messi a processo, ma le condanne sono state veramente poche: 14 nel 2010 e 9 nel 2011. Il Greta accusa, in particolare, la lentezza della giustizia italiana ed afferma di essere preoccupato dal basso numero di condanne. Nel rapporto, inoltre, sottolinea che il nostro Paese, grazie alla formulazione delle leggi, è assolutamente in grado di poter mettere in cella tutti i mercanti di schiavi. Il Greta, infine, sottolinea problemi riguardo la cooperazione giudiziaria con i paesi fuori dall’Unione Europea, da dove provengono la maggior parte delle vittime. Si invita, quindi, l’Italia a “rafforzare gli sforzi per assicurare che i crimini inerenti alla tratta, qualsiasi sia il tipo di sfruttamento, vengano investigati e processati velocemente ed efficacemente, e che questo porti a sanzioni proporzionate e dissuasive”.