La Francia combatte da quarant’anni con il pericolo dell’integralismo e la scia di sangue che ne è conseguita riaffiora nella mente di tutti dopo l’attentato al Charlie Hebdo di oggi. Dagli anni Ottanta con il terrorista Carlos fino alla strage di Tolosa del 2012, passando per gli attentati del fondamentalismo algerino della metà degli anni Novanta.
Una lotta contro la Francia che ha cambiato spesso connotazione, passando dall’antisemitismo alla vendetta per la guerra d’Algeria, dalla reazione agli atteggiamenti laici fino alla militanza nella jihad, dalla legge contro il velo islamico fino alle vignette di Charb, ma alla fine il tutto si è sempre risolto, purtroppo, con un bagno di sangue. Tutto ebbe inizio proprio negli anni ’80, quando alcuni terroristi palestinesi spararono all’impazzata contro un gruppo di passeggeri in partenza per Tel Aviv causando 8 morti. Dopo due anni si sono registrati 4 decessi e 20 feriti per una bomba nella sinagoga della rue Copernic, a Parigi, e da lì ebbe inizio l’era di Ilich Ramireza Sanchez, detto Carlos. Quest’ultimo, infatti, nel 1982 mise una bomba sul treno Tolosa-Parigi per vendicarsi dell’arresto di due suoi uomini.
Un gruppo di cinque persone, qualche mese più tardi, crea l’inferno in un ristorante nel cuore del vecchio quartiere ebraico Marais causando 6 morti e 22 feriti. Nel 1983, Carlos viene messo nuovamente sotto accusa per la morte di due passeggeri ed il ferimento di altri 34 alla stazione di Marsiglia, mentre tre anni dopo il gruppo terrorista di Fouad Ali Saleh inizia a colpire ed insanguinare Parigi. Poi è arrivato il GIA, gruppo islamico algerino, che ha iniziato a spaventare la Francia nel 1995 con una bomba nella stazione del metro RER di Saint-Michel causando 8 morti e 119 feriti. Sette anni più tardi, nel marzo del 2012, il sanguinario ed omicida Mohamed Merah uccide tre militari, poi tre bambini ed un insegnante di una scuola ebraica.