Una graffetta per vincere l’ipertensione: scoperta nuova tecnica

Ipertensione arteriosa

 

L’ ipertensione arteriosa è una delle patologie più frequenti e letali del nostro tempo. Migliaia sono i pazienti che lamentano un aumento dei valori pressori del sangue oltre il limite consigliato – che si aggirano intorno ai 150/90 mm Hg – e, nonostante le terapie mediche a cui questi soggetti sono giornalmente sottoposti, il rischio di riscontrare gravi patologie legate all’ ipertensione è sempre alto. Infarti, ictus, aneurismi e serie patologie renali sono solo alcune delle tragiche complicanze alle quali un soggetto affetto da ipertensione arteriosa può andare incontro nel corso della propria vita; complicanze comunque evitabili, a patto di sottoporsi alle cure farmacologiche prescritte e seguendo un regolare stile di vita, caratterizzato da un regime alimentare corretto e da un adeguato esercizio fisico.
Talvolta, però, certi accorgimenti sembrano non bastare al paziente iperteso; ecco perchè la medicina ha bisogno di aggiornarsi continuamente, al fine di debellare questa pericolosa patologia. Un notevole passo in avanti in materia ipertensione è stato compiuto dalla società californiana ROX Medical in partnership con la Queen Mary University di Londra. Gli scienziati hanno ideato una piccola graffetta, capace di creare uno spazio a livello inguinale, tra arteria e vena: in questo modo i medici sono riusciti ad abbassare i valori pressori nei soggetti ipertesi, diminuendo la resistenza dei vasi sanguigni. La tecnica, documentata sulla rivista “The Lancet”, è stata testata su un campione di 84 pazienti affetti da ipertensione arteriosa: tale tecnica si pone come valida alternativa sia alla cura farmacologica, sia alla tecnica di denervazione renale, ancora in fase sperimentale.
Unica controindicazione pare essere la comparsa di gonfiore alla gamba “trattata”, fastidio lamentato da un terzo dei pazienti che si sono sottoposti all’ intervento. Un effetto collaterale comunque evitabile per i ricercatori, che promettono di perfezionare questa rivoluzionaria tecnica anti-ipertensione. “Abbiamo bisogno di tempo per indagare gli effetti a lungo termine del dispositivo, comprendere meglio la sua sicurezza e capire di più il funzionamento all’interno del corpo – ammette il professor Melvin Lobo, uno degli autori dell’ importante studio – Per affermare con certezza di aver raggiunto l’ obiettivo ora siamo all’ opera per realizzare uno studio più ampio. Se i risultati venissero confermati saremo di fronte ad un grande passo avanti per i pazienti affetti da ipertensione resistente”. 

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