Nuova, ipotetica svolta sul caso di Elena Ceste, la mamma di Costigliole d’Asti sparita lo scorso gennaio e rinvenuta cadavere in un canale nel mese di ottobre. Il principale indiziato per quello che sembra tuttora essere un delitto resta il marito della donna, quel Michele Buoninconti apparso sin da subito ad amici e familiari della donna – oltre che agli investigatori dell’astigiano – come un uomo enigmatico ed un marito-padre padrone. Secondo i consulenti della difesa del marito di Elena Ceste, la donna non sarebbe stata uccisa. Una dichiarazione forte, che “cozzerebbe” con le testimonianze e le prove raccolte dagli inquirenti, che inchioderebbero Michele all’atroce responsabilità di aver tolto la vita ed aver occultato il cadavere della sua adorata Elena.
TROPPO VICINO AL CORPO. La dottoressa Ursula Franco, Medico Chirurgo consulente della difesa, ha rilasciato un’intervista al quotidiano “Il Tempo” dove ha spiegato minuziosamente tutte le motivazioni che non solo vorrebbero Buoninconti innocente ma che addirittura smonterebbero la tesi dell’omicidio. “Essendo un medico ho cercato di analizzare la psiche della Ceste nei momenti precedenti la sua scomparsa attraverso le testimonianze di parenti ed amici, per comprendere se vi fosse la possibilità di un allontanamento volontario”, ha spiegato la Franco alla giornalista alla quale ha concesso l’intervista. ” Ho poi analizzato le risultanze autoptiche, il linguaggio verbale e non verbale dell’indagato, ovvero del marito Michele Buoninconti, il suo comportamento dopo il ritrovamento dei resti della moglie ed ho escluso che si sia trattato di omicidio. E ho concluso – precisa la dottoressa – che sono state raccolte abbastanza informazioni per concludere per un allontanamento volontario ‘oltre ogni ragionevole dubbio’“.
Ma quale sarebbe la “prova principe” che scagionerebbe Michele? Secondo la dottoressa Franco, la chiave di volta del caso starebbe nel luogo dove il cadavere di Elena Ceste è stato ritrovato 9 mesi dopo la sua scomparsa, vicino all’abitazione dove viveva con la sua famiglia. Troppo vicino per la Franco. “L’aver ritrovato il corpo di Elena molto vicino a casa è estremamente significativo, accredita l’ipotesi dell’allontanamento volontario, piuttosto che l’omicidio”, prosegue la dottoressa. “Se Michele avesse ucciso Elena al suo ritorno dal paese come contestatogli dall’accusa, prima di dare l’allarme, egli avrebbe potuto prendersi tutto il tempo possibile, almeno fino al ritorno dei bambini dalla scuola. Non si spiega quindi perché il Buoninconti non avrebbe occultato realmente il cadavere ma lo avrebbe piuttosto ingenuamente lasciato in un luogo vicino a casa dove sapeva che le squadre di ricerca lo avrebbero di sicuro cercato”.
Ad avvalorare tale tesi ci sarebbe il comportamento della stessa Elena Ceste in preda, secondo la dottoressa, ad un delirio persecutorio e a delle allucinazioni uditive, come appurato dalle testimonianze dal marito. Senso di colpa della vittima – o presunta tale – nei confronti del consorte per le sue “speciali” amicizie telematiche? Secondo la consulente della difesa, la morte di Elena Ceste sarebbe stata accidentale: scappata da casa, la povera Elena si sarebbe denudata e, nascosta agli occhi del Mondo ma a quattro passi dalla sua “casa-prigione”, si sarebbe accasciata, esausta. Elena Ceste sarebbe dunque morta per assideramento, stando alla difesa del Buoninconti. Tesi plausibile, ma comunque debole, tanto da far rigettare al Tribunale l’istanza di scarcerazione di Michele vittima, per la difesa, dell’attacco dei media, che lo dipingono come dispotico ed autoritario persino con i suoi 4 figli.