L’accordo politico siglato dal Governo greco ed i vertici dell’Unione Europea, più che rimarginare una ferita nel cuore del Vecchio Continente, apre una voragine. Da un punto di vista finanziario, ideologico e sociale: quali sono i principi su cui verte lo Stato moderno? Democrazia e rappresentanza parlamentare sono due concetti che possono ancora coniugarsi insieme? Ma soprattutto: a chi appartiene la sovranità?
Domenica scorsa, Alexis Tsipras ha deciso di sottoporre il piano dei creditori europei al popolo greco: in un referendum i cittadini ellenici hanno avuto la possibilità di schierarsi a favore o contro, votare sì o no. Una vera prova di democrazia diretta, laddove la stessa parola “democrazia” è nata. “Oggi è un giorno di festa, perché la democrazia è una festa. Si può ignorare la decisione di un Governo, ma non la decisione di un popolo”, dichiarava Tsipras dopo il referendum. Ed è proprio questo il punto: il Popolo è sovrano e la sua decisione non può essere ignorata. E’ scritto anche nella Costituzione Greca, così come in tutte le Costituzioni moderne. I primi tre articoli delle disposizioni fondamentali recitano: “La forma di governo della Grecia è quella della Repubblica parlamentare. La sovranità popolare costituisce il fondamento del regime politico. Tutti i poteri emanano dal popolo, esistono per il popolo e la Nazione”.
Una settimana dopo il Parlamento greco (eletto e legittimato dal popolo greco, rappresentante dei suoi cittadini) approva il piano di Alexis Tsipras, una fotocopia rispetto a quello bocciato dai Greci nel referendum. Il piano viene sottoposto ai creditori europei, che lo considerano una “buona base” per le trattative. Nella nottata di ieri il forcing finale: Tsipras accetta il piano dell’Unione Europea. Intesa unanime: la Grecia dovrà aumentare le aliquote Iva (tradotto: le tasse), riformare il sistema pensionistico abolendo le baby pensioni e incrementando l’età pensionabile, privatizzazioni per 50 milioni di euro. Inoltre, il Governo greco dovrà “consultarsi e accordarsi con le istituzioni europee su tutti i disegni di legge nelle aree sensibili, con il giusto anticipo prima che queste vengano sottoposte all’attenzione pubblica o al Parlamento”. Un controllo diretto da parte dell’ex Troika, che dovrà anche valutare le riforme greche e decidere se accordare il prestito. La domanda sorge spontanea: ma su questi punti il Popolo greco (che è sovrano) non si era espresso negativamente nel referendum?
La questione è tanto semplice quanto delicata: a chi appartiene realmente la sovranità? Al popolo che manifesta la propria volontà attraverso un referendum o al Parlamento che è stato eletto dal popolo ed è quindi legittimato ad esercitare la sovranità in modo autonomo ed indipendente? In altre parole: un Governo può andare contro la volontà espressa dal popolo? Quello di Tsipras è un tradimento della democrazia e della sovranità popolare? Seconda questione: alla fine, le condizioni dell’accordo sono state imposte dalle istituzioni europee. Queste non vengono elette direttamente dal Popolo europeo: i cittadini europei eleggono il Parlamento Europeo, che a sua volta approva i membri ed il Presidente della Commissione. Un meccanismo che allontana i cittadini dall’Europa: risulta difficile parlare di una rappresentanza politica europea. L’Europa oggi è il centro di interessi finanziari, più che il cuore di una politica comune che metta al centro il cittadino europeo. Inoltre, non esiste un senso di appartenenza europea: siamo tedeschi, italiani, polacchi, spagnoli, greci. Non siamo (ancora) europei.